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Nuovi Giuliano, indagini chiuse

Nuovi Giuliano, indagini chiuse

Sparatorie e pestaggi per riconquistare Forcella, sprint della Procura: la “paranza dei bimbi” verso il processo

NAPOLI. La Procura preme sull’acceleratore e per i nuovi aspiranti ras della zona di Forcella, in pratica i presunti eredi del clan Giuliano, il rischio di finire sotto processo inizia a farsi più vicino. La Direzione distrettuale antimafia, dopo il blitz che pochi mesi fa ha portato all’esecuzione di quattro arresti, ha appena dichiarato concluse le indagini preliminari: una mossa, quella della pubblica accusa, che potrebbe a questo punto fare a breve da apripista all’eventuale rinvio a giudizio. Vale però la pena ricordare che appena poche settimane fa il tribunale del Riesame aveva annullato le ordinanze di custodia cautelare emesse a carico dei presunti capi della “paranza dei bambini” Alessio Vicorito, Domenico De Martino “’a caciotta”, Raffaele Cella e Raffaele Giuliano. Le nuove leve della cosca un tempo capeggiata da “Lovegino” restato ad ogni modo accusate a vario titolo di droga, armi e di una serie di efferati pestaggi finalizzati all’affermazione del gruppo tra i vicoli dei Decumani. La Procura aveva per questo motivo ottenuto la custodia cautelare in carcere per Domenico De Martino, alias “’a caciotta” e Alessio Vicorito.

Il gip aveva invece disposto i domiciliari per Mario Giarnieri e Raffaele Cella. Raffaele Giuliano, figlio di “’o montone”, aveva rimediato invece l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre erano indagati a piede libero Rosario Caputo, Francesco Errichelli, Antonio Calce, Gioacchino Tisci e Vincenzo Cella. Il colpo di scena era però arrivato a fine marzo innanzi ai giudici del Riesame, i quali dando ampio accoglimento alle argomentazioni dei legali degli indagati, hanno deciso di annullare ben quattro ordinanze. In precedenza già il gip Rossetti aveva raffreddato le aspettative della Procura, accogliendo la richiesta cautelare sono in ordine all’accusa di spaccio “semplice” e respingendo la più grave ipotesi associativa.

Il tribunale delle Libertà, sposando a pieno la linea degli avvocati Roberto Saccomanno, difensore di Vicorito, e Antonio Del Vecchio, difensore di De Martino, ha però demolito anche l’imputazione più lieve, cioè quella di spaccio di stupefacenti, in merito alla quale non soltanto non sarebbero emersi sufficienti gravi indizi di colpevolezza, ma neppure le esigenze cautelari. Annullate tra l’altro anche le contestazioni relative alla detenzione di armi aggravate dalla finalità mafiosa. Quanto alle accuse, Rosario Caputo sarebbe il responsabile dei colpi di pistola esplosi tra novembre e dicembre 2017 per conto del clan Giuliano contro l’abitazione di Domenico De Martino, giovane ras in quel periodo in rotta di collisione con la “paranza”. “Lello” Giuliano ed Errichelli, il 7 dicembre 2017, avrebbero massacrato Ciro Schinardi, zio di De Martino, nell’agenzia di scommesse Eurobet di via Colletta. Il figlio di Giuliano “’o montone” risponde poi di armi e spari in luogo pubblico, come avvenuto il 3 settembre 2017, quando avrebbe esploso diversi colpi contro l’abitazione dell’ex pentito Emiliano Zapata Misso. De Martino sarebbe stato invece il responsabile dell’aggressione ai danni di Raffaele Giuliano, figlio di “’o stuort”.

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