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Sorelle sfregiate, la zia: ero là ma non sono stata io

Sorelle sfregiate, la zia: ero là ma non sono stata io

NAPOLI. «Ero là, ma non sono stata io. Ho incontrato Elena e Federica, abbiamo litigato e loro hanno preso dalla borsa l’acido per colpirmi. Mi sono difesa, c’è stata una colluttazione ed è schizzato il liquido prendendole al viso». Francesca Pirro, zia 20enne delle sorelle ferite lunedì notte al viso, si è difesa strenuamente per ore in questura martedì scorso, assistita dall’avvocato Bernardo Scarfò.

Come abbiamo anticipato ieri sul nostro giornale ha respinto l’accusa di essere l’autrice del lancio dell’acido, cercando di ribaltare la ricostruzione degli investigatori e sostenendo di essersi accorta improvvisamente che le due sorelle erano armate dell’acido muriatico, restando completamente illesa nel corso della successiva colluttazione.

Però non è stata creduta e ora si trova nel carcere di Pozzuoli con la precisazione che deve essere considerata innocente fino all’eventuale condanna definitiva. Tra domani e dopodomani si svolgerà la convalida del fermo per deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Francesca, incensurata della Sanità, da tempo litigava con le due sorelle e non ha negato di trovarsi in corso Amedeo di Savoia al momento del terribile episodio.

Tra l’altro non poteva perché gli investigatori della Squadra mobile della questura (dirigente Fabbrocini, vice questore Vissicchio, commissario Penna) e del commissariato San Carlo Arena con il sostituto commissario Liberti, avevano già acquisito un video della sorveglianza in cui si osserva una breve scena: la Pirro arriva guidando un motorino, si ferma e lo lascia a un’amica, che sarebbe già stata identificata, e con il casco in mano raggiunge Elena e Federica ferme a poche metri.

Tra le 3 ragazze inizia il litigio e poi non ci sono più immagini. Per la difesa gli indizi a carico dell’indagata sono labili, per l’accusa la giovane donna è caduta in diverse contraddizioni e non convince l’affermazione che l’acido fosse in possesso di Elena e Federica, che in questo caso avrebbero attirato in una trappola la zia, tanto più che la 20enne è l’unica a non essere stata colpita dal liquido. Il movente di questa terribile vicenda sarebbe la vendetta per i litigi all’interno della famiglia allargata fino alla Smart incendiata e alle due volte in cui Elena e Federica hanno picchiato Francesca.

Loro stesse lo avrebbero dichiarato al procuratore aggiunto Falcone e al pm Giulia D’Alessandro nel corso dell’interrogatorio. Le indagini intanto proseguono per identificare, oltre all’amica di Francesca, gli altri 4 componenti del gruppetto che era insieme in corso Amedeo di Savoia quella notte.

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