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06 Giugno 2022 - 07:00
A PONTICELLI Intimidazione con 12 colpi indirizzata a Pasquale Scognamillo “Bombò”. Il 40enne è in carcere. Un segnale per i “Bodo”, indagini verso i De Luca Bossa-Minichini
NAPOLI. Un’intimidazione in grande stile contro l’abitazione di un ras della droga arrestato e condannato a 15 anni (non in via definitiva) per traffico internazionale: Pasquale Scognamillo, 40enne parente acquisito dei De Micco. Chi ha sparato ieri notte in via Carlo Miranda, rischiando di colpire involontariamente le persone all’interno, sapeva che “Bombò” è in carcere. Eppure la “stesa” è stata compiuta con ben 12 proiettili calibro 9x21 presumibilmente per dare un segnale ai “Bodo”, cosicché le indagini almeno per il momento si stanno orientando verso i De Luca Bossa-Minichini. Per gli investigatori è probabile anche un collegamento con il tentato omicidio di Pasquale Matare, cognato di Vincenzo Casella del gruppo omonimo di Ponticelli. Si riaccende quindi la faida nel quartiere di Napoli est con maggiori fibrillazioni negli ambienti camorristici. Il raid è avvenuto a cavallo della mezzanotte e a dare l’allarme è stata la figlia di Pasquale Scognamillo, estranea a ogni contesto malavitoso. È intervenuta per prima la Volante del commissariato Poggioreale, i cui agenti insieme con i colleghi della Scientifica hanno compiuto i primi accertamenti. Sono stati repertati 12 bossoli calibro 9×21 e riscontrati fori sia sul muro esterno dell'edificio che su un'automobile parcheggiata a pochi metri in strada. Nessuno è rimasto ferito. Le indagini sono condotte dai poliziotti della Squadra mobile della questura, che il 20 febbraio 2018 arrestarono Pasquale Scognamillo con altri 16 narcotrafficanti collegati agli Amato-Pagano, in tandem con i colleghi dei commissariati Ponticelli e Poggioreale. Investigatori esperti, che avrebbero già ricostruito la dinamica del raid, portato a termine da 2 uomini in scooter con il volto coperto da caschi, di cui almeno uno armato. Qualche vaga testimonianza sarebbe stata raccolta, ma un aiuto potrebbe arrivare dalle immagini di qualche telecamere sulla zona. Sul luogo della sparatoria infatti non è puntato alcun faro visivo. L’inchiesta della procura antimafia che coinvolse nel 2018 Pasquale Scognamillo durò 3 anni. A Napoli la cocaina arrivava dalla Spagna, dall’Olanda e dalla Colombia: un fiume di polvere bianca, grazie a broker internazionali di droga conosciuti e meno noti. I “sospetti”, poi indagati, furono seguiti e monitorati dagli esperti segugi della “Narcotici” della squadra mobile della questura, poliziotti che giorno e notte ascoltarono frasi, parole e respiri degli indagati. Fino a quando le porte del carcere si aprirono per 17 su 21 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare, che non rispondono di associazione camorristica ma della vendita dello stupefacente. Avevano contatti con clan, tra cui i Mazzarella, non erano organici ad essi.
_ Pasquale Scognamillo “Bombò” in cella per traffico di droga
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