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08 Giugno 2022 - 07:11
Disarticolato il gruppo capeggiato dal boss-killer Michele Olimpio
NAPOLI. Nonostante la detenzione dei vecchi capi, la cosca-impero continua a dettare legge nell’hinterland a nord di Napoli, imponendo la propria egemonia a suon di estorsioni, minacce e armi. Lo Stato, come dimostra la colossale retata messa a segno all’alba di ieri dagli uomini della Dia, non ha però alcuna intenzione di mollare la presa e per il clan Mallardo arriva una nuova stangata. Un blitz che stavolta vale ben venticinque arresti - tra i quali spiccano quelli del boss Michele Olimpio e dei fedelissimi Stefano Cecere, Mario Quaranta, Francesco Mallardo “’o marmularo” e Angelo Pirozzi “’o campagnuolo” - e l’iscrizione di quarantatre persone nel registro degli indagati. Sono ritenute appartenenti al clan Mallardo, organizzazione capofila dell’Alleanza di Secondigliano insieme ai gruppi Licciardi e Contini, le 25 persone arrestate ieri dalla Dia di Napoli e alle quali la Procura antimafia contesta, tra le varie imputazioni, i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, oltre a numerosi episodi di estorsione.
Nei confronti degli indagati (per 17 persone il gip ha disposto il carcere, per le restanti otto gli arresti domiciliari) gli inquirenti contestano, vario titolo, anche il reato di estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche: reati tutti aggravati dal metodo o dalla finalità mafiosa. Le indagini condotte sono ritenute, allo stato, utili a ricostruire l’organigramma dell’organizzazione camorristica che ha la sua base e fa affari illeciti a Giugliano in Campania e in altri comuni dell’hinterland a nord del capoluogo campano. Dalle indagini è emersa l’intestazione fittizia di beni, reato riguardante, in particolare, un’agenzia di scommesse (di fatto riconducibile al reggente del clan, destinatario di una delle misure cautelari, ma risultata intestata alla nuora e gestita dal figlio) ed altri beni, intestati a dei prestanome, che sono stati sequestrati. Non solo, c’è anche un dentista, il medico odontoiatra Antonio Ciccarelli, tra i destinatari delle 25 misure cautelari notificate dalla Dia: il professionista, è emerso dalle indagini coordinate dalla Dda, è accusato di avere consegnato un certificato medico recante false attestazioni al reggente del clan Michele Olimpio (che sta scontando una condanna a 30 anni per l’omicidio di Luigi Giglioso), utilizzato per giustificare la sua assenza in occasione di un controllo dei carabinieri nell’abitazione dove il ras si sarebbe dovuto trovare in detenzione domiciliare.
Per ragioni di salute gli era stata infatti concessa la detenzione domiciliare in Piemonte, ma era stato autorizzato a recarsi per alcuni giorni al mese a Giugliano in Campania per sottoporsi a cure odontoiatriche. Durante la sua permanenza nel Napoletano, però, organizzava summit con gli altri affiliati e gestiva i proventi delle attività illecite che venivano versati in una cassa comune, usata per il sostentamento delle famiglie dei detenuti. Tra gli indagati spiccano poi anche i nomi di Stefano Cecere e Antonio Tesone, già finiti nel mirino dei pm per il loro coinvolgimento nell’omicidio di Aldo Autuori
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