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09 Giugno 2022 - 19:48
NAPOLI. Qualcuno si affaccia notando che alcuni operai e tecnici lavorano ai rilievi. Nei bipiani in amianto di via Isidoro Fuortes a Ponticelli si respira dignità ma anche tanta voglia di non essere più “gli invisibili” per molto tempo dimenticati dalle istituzioni. E si guarda al progetto dell’eco-quartiere che dovrebbe porre, entro quattro anni, fine alle sofferenze di tanti che hanno pagato anche in termini di salute il dover “convivere” forzatamente con l’amianto dei prefabbricati.
«Sono qui dal 1997, con un figlio disabile. Speriamo che l’odissea sia giunta alla fine. Chiediamo solo una sistemazione abitativa dignitosa nel nostro territorio, perché questo è il nostro quartiere e qui vogliamo vivere» dice uno degli abitanti. Un insediamento nato nell’immediato dopo-terremoto del 1980 e che sarebbe dovuto essere provvisorio. E se agli inizi del nuovo millennio uno dei blocchi, che era occupato dai rom, è andato giù (anche se all’ordine di abbattimento non era seguita l’indicazione di una sistemazione alternativa ndr), gli altri 104 moduli abitati, attualmente, per l’80 per cento, per un totale stimato di quasi 400 persone, hanno perso la loro “connotazione” originaria, finendo per ospitare nel tempo famiglie ed etnie svariate senza alcun legame storico con il sisma del 1980 e anche napoletani che non avendo soluzioni abitative e avevamo trovato all’interno di queste strutture almeno un tetto.
«Aspettiamo novità, sperando in una soluzione a breve» dice un giovane africano che da otto anni ha trovato qui la propria sistemazione con la famiglia. Il tutto in una situazione ambientale problematica, vista la presenza circostante di diverse zone di verde incolto. L’ultima tappa lo scorso anno, con un nuovo ordine di demolizione che non ebbe seguito, vista l’assenza di indicazioni di sistemazioni alternative, e l’inizio di una battaglia da parte del comitato dei residenti, che aveva indicato anche possibilità abitative in alcuni edifici da rimettere a nuovo o in beni confiscati: di qui una una delibera di indirizzo che sanciva il diritto all’abitazione di persone il cui unico torto fino a quel momento era stato quello di essere completamente dimenticate e sacrificate sull’altare del burocratismo. Poi l’insediamento del nuovo governo cittadino e l’occasione offerta dal Pnrr. Che in molti vedono come l’ultima speranza per garantirsi un futuro migliore.
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