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10 Giugno 2022 - 07:58
NAPOLI. L’inchiesta che ha portato alla sbarra il gruppo capeggiato dal boss Renato Tortora (nella foto) supera anche il vaglio dei giudici di secondo grado. La Procura, pur ottenendo ventuno condanne, ha però dovuto fare i conti con una lunga serie di riduzioni di pena, ben quattordici, a partire da quella incassata proprio dal ras scissionista dei Moccia, che difeso dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Sergio Lino Morra, è riuscito a cavarsela con 12 anni di reclusione a fronte dei precedenti diciotto anni. Questo, nel dettaglio, il verdetto pronunciato ieri pomeriggio dai giudici della Quinta sezione della Corte d’appello di Napoli, i quali hanno ridotto le seguenti condanne: Renato Tortora, 12 anni; Enrico Tortora, 8 anni e 6 mesi; Pietro Tortora, 5 anni e 4 mesi; Domenico Tuccillo, 6 anni e 8 mesi; Domenico Ambrosio, 6 anni e 8 mesi; Antonio Spagnoli, 5 anni e 6 mesi; Luigi Migliozzi (collaboratore di giustizia), 3 anni e 6 messi; Gianni Urgherait, 8 anni e 10 mesi; Vincenzo Cervo, 9 anni e 6 mesi; Cristian Scognamiglio, 8 anni e 4 mesi; Emanuele Maugeri, 8 anni; Francesco Mosca, 5 anni e 6 mesi; Ciro Franzese, 2 anni e 4 mesi; Omar Vaccaro, 1 anno e 8 mesi. I giudici di appello hanno invece confermato le condanne inflitte in primo grado a Rosa Mauro, 4 anni e 6 mesi, Lucio Caputo, 5 anni, Gennaro Ferrara, 9 anni e 10 mesi, Raffaele Scarpa, 2 anni, Vincenzo Capriello, 2 anni, Girolamo Scafuro, 2 anni e 4 mesi, Francesco Carpentieri 4 anni e 8 mesi. Ampiamente accolte, dunque, le argomentazioni del collegio difensivo (costituito tra gli altri dagli avvocati Dario Carmine Procentese, Sergio Lino Morra e Antonella Regine), che è riuscito a limitare i danni per gran parte dei propri assistiti. Al netto delle riduzioni di pena maturate in appello, il processo ha però sostanzialmente confermato l’esistenza del gruppo capeggiato dal ras Tortora: una costola nata dal clan Moccia di Afragola, entrata in violenta rotta di collisione a partire dal 2015 con la paranza guidata invece dal ras di San Pietro a Patierno Pietro Iodice “’a siberia”. L’inchiesta, oltre la struttura dell’associazione mafiosa, ha consentito di ricostruire anche numerosi episodi di racket e armi
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