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Morto il boss di “Gomorra”: fu il regista della prima faida

Morto il boss di “Gomorra”: fu il regista della prima faida

Sepolto al 41-bis dal 2005, il 49enne stava scontando due ergastoli definitivi

NAPOLI. Da anni viveva ormai in uno stato catatonico e di completo isolamento. Aveva rinunciato a difendersi nei processi che lo vedevano imputato e al tempo stesso, nonostante le indicazioni del suo avvocato difensore, aveva rifiutato di sottoporsi a qualsiasi perizia psichiatrica che potesse consentirgli di avere un regime detentivo alternativo. Ma lui, Cosimo Di Lauro, sanguinario ras e figlio primogenito del boss “Ciruzzo ’o milionario”, ha preferito rimanere sepolto al 41-bis ed è lì che ieri mattina si è spento all’eta di 49 anni. Il regista della prima faida di Scampia è deceduto ieri nel carcere di Opera, dove si trovava ristretto dal lontano 2005. I motivi della morte saranno a breve accertati dall’esame autoptico disposto dalla Procura di Milano, ma gli inquirenti - almeno al momento - escludono che si sia trattato di un suicidio. Il pm Roberto Fontana ha ritenuto ad ogni modo opportuno, come atto dovuto, aprire un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Secondo un primo esame esterno, la morte del rampollo, che ormai viveva in un grave stato di decadimento psicofisico, sarebbe sopraggiunta nella notte, anche se la constatazione del decesso è delle 7,10. Di Lauro venne arrestato il 21 gennaio 2005 (nello stesso anno finì in regime di carcere duro) e sarà ricordato soprattutto per aver dato vita alla prima faida di Scampia, nell’ottobre del 2004.

Una guerra - tra i fatti di  ad aver ispirato “Gomorra” - con oltre cento morti, innescata per vendicarsi dei cosiddetti Scissionisti, famiglie camorristiche una volta amiche che, a causa della decisione di Paolo Di Lauro di affidare il clan proprio a Cosimo, cominciarono a prendere le distanze dal gruppo di cupa dell’Arco fino a diventarne acerrime nemiche. Le piazze di spaccio di Secondigliano producevano guadagni vertiginosi. Gli interessi erano esasperati dalla sete di potere e, a far scattare la molla della ritorsione, fu la scoperta, da parte di Cosimo, del tradimento di Gennaro Marino “McKay”, ex braccio destro del padre.

E fu così che ordinò l’epurazione completa di tutte quelle famiglie: dai Marino agli Abbinante, dagli Abete agli Amato (che intanto si erano rifugiati in Spagna per sfuggire alla guerra), fino ai Pagano. Cosimo, amante dei vestiti costosi e di marca, è sempre stato definito come un tipo feroce e particolare. Il primo ergastolo definitivo gli è stato inflitto per l’omicidio di Massimo Marino, cugino dell’ex fedelissimo Gennaro Marino, mentre il secondo per quello di Mariano Nocera, affiliato di basso rango al clan rivale degli Abbinante, i quali proprio in seguito a questo delitto aderirono alla federazione scissionista. Il 21 giugno era in programma dinnanzi la Corte d’assise il processo per la morte di Carmela Attrice, madre di uno scissionista che non volle subire lo sfratto ordinato dai Di Lauro. Nonostante i pesanti sospetti che hanno aleggiato sulla sua testa Cosimo “F1” è stato però assolto per gli omicidi di Gelsomina Verde, uccisa per una vendetta trasversale nei confronti dei Notturno, e dell’innocente Attilio Romanò. In tutti i processi celebrati dal 2005 è stato sempre chiesto di verificare la sua capacità di intendere e di volere, e di sostenere il giudizio. L’8 marzo 2010 il suo legale, l’avvocato Saverio Senese, presentò una relazione nella quale si evidenziavano segni di instabilità mentale: allucinazioni uditive, reazione depressiva ansiosa e turbe del sonno. «Sin dall’inizio ho sempre avuto la sensazione che fosse uno squilibrato», ricorda il penalista Senese che l’ha incontrato l’ultima volta a Rebibbia. Cosimo Di Lauro non aveva invece colloqui con i propri parenti da ormai due anni.

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