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16 Giugno 2022 - 07:24
. Omicidio choc a Mezzocannone, fermato il figlio 16enne. La vittima è la 61enne Filomena Galeone, dottoressa dell’Asl Napoli 1
NAPOLI. La madre lo avrebbe rimproverato per il disordine lasciato nella sua stanza, un banale ma giusto motivo come capita in tutte le famiglie, ma il figlio si sarebbe ribellato apertamente senza riuscire a calmarsi. Per alcuni minuti nell’appartamento di una famiglia bene del centro storico di Napoli, in rampe San Giovanni Maggiore, si sono sentite urla tremende. Era l’epilogo della tragedia: il 16enne, studente liceale di origine lituana adottato dalla famiglia napoletana cinque anni fa, avrebbe impugnato un coltello da cucina aggredendo la donna e colpendola in vari punti. Tanti da escludere per la polizia l’ipotesi del suicidio, come invece il ragazzo avrebbe raccontato ai primi agenti entrati in casa nell’immediatezza dei fatti. Per Filomena Galeone, 61enne neurologa in servizio presso il distretto 33 dell’Asl Napoli 1 di piazza Nazionale, non c’è stata alcuna possibilità di salvezza: troppo profonde le ferite e troppo il sangue perduto. Il presunto assassino nel momento in cui il giornale andava in stampa era ancora sotto interrogatorio da parte del pubblico ministero con l’ipotesi di accusa di omicidio volontario. Si sarebbe difeso negando, ma il sopralluogo e gli accertamenti della Scientifica non confermerebbero la tesi secondo cui la dottoressa si sarebbe tolta la vita e lui avrebbe cercato di impedirglielo, imbrattandosi così di sangue.
Erano le 19 e 40 di ieri e il 16enne, che compirà 17 anni tra pochi giorni, è corso fuori al balcone con la mano destra insanguinata gridando che la madre si era suicidata. “Aiuto, aiuto”, ha poi aggiunto singhiozzando. “Sono chiuso in casa, non ho le chiavi”, ripeteva piangendo e così oltre ai poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale e del commissariato Decumani sono accorsi i vigili del fuoco che hanno aperto l’appartamento trovandolo in stato di choc. Una circostanza su cui stanno svolgendo accertamenti gli investigatori, che però poco incide sull’accusa di omicidio volontario ipotizzata per il minorenne. Difficile pensare che sia stato chiuso in casa per punizione, tanto più che no
n risultano alla polizia screzi in famiglia né il ragazzo soffriva di patologie psichiatriche o aveva avuto bisogno di sostegno psicologico. In rampe San Giovanni Maggiore l’inferno si è scatenato all’improvviso. Nell’appartamento in quel momento c’erano solo Filomena Galeone e il figlio mentre il padre era fuori per lavoro. Cosa abbia fatto scattare il raptus nella mente del 16enne, a meno che non lo racconti lui, sarà difficile scoprirlo. Di certo la tragedia è avvenuta in pochi minuti: il tempo del battibecco, in un crescendo molto veloce, e della corsa che avrebbe fatto il giovanissimo per prendere il coltello dal cassetto della cucina. Per la madre gli ultimi istanti di vita sono stati un incubo: il terrore di poter morire si è mescolato all’incredulità che quel figlio tanto desiderato e voluto al punto da fare andata e ritorno molte volte per la Lituania, potesse avventarsi su di lei per ucciderla. Così invece è successo: l’assassino non si è fermato nemmeno quando ha visto il sangue che sgorgava copiosamente dalle prime ferite. Ha continuato nonostante la madre lo implorasse con voce via via più flebile fino a tacere per sempre. Nel palazzo in cui abita la famiglia lo choc è stato tremendo, soprattutto quando, dopo aver sentito le urla di madre e figlio, quest’ultimo è uscito fuori al balcone gridando che la mamma si era uccisa a coltellate.
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