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18 Giugno 2022 - 07:58
Il figlio dell’ex boss si pente, tremano gli ultimi reggenti a piede libero
NAPOLI. Il rampollo si pente e nel mirino degli inquirenti finiscono subito la nuova rete di alleanze intessuta dalla cosca e il libro mastro delle estorsioni. La decisione di Franco Diego Cimmino di collaborare con la giustizia arriva a pochissime settimane di distanza dalla mossa - identica - fatta dal padre boss Luigi: una doppia spallata che potrebbe davvero rappresentare il punto di non ritorno per la cosca che per oltre trent’anni ha tenuto sotto scacco il Vomero e l’Arenella, due quartieri ad altissima densità commerciale e imprenditoriale.
Come emerso dall’ultima inchiesta che si è abbattuta sul clan, l’ormai ex boss Luigi Cimmino continuava a impartire ordini e dunque a tenere le redini della cosca anche dal carcere. Nell’ambito di questa strategia, almeno dal 2016 ad oggi, avrebbe ricoperto un incarico di prim’ordine proprio il figlio Diego Cimmino, ritenuto dagli inquirenti l’anello di congiunzione tra il padre ras e i reggenti a piede libero. Il rampollo, come anticipato ieri dal “Roma”, manifestata ai pm la propria volontà di collaborare con la giustizia, sarà con tutta probabilità chiamato a far luce proprio sugli ultimi sei anni del “regno” del clan Cimmino: un arco temporale tutt’altro che breve, durante il quale il 35enne avrebbe continuato a tenere sotto controllo l’affare del pizzo, in particolare nell’ambito degli appalti ospedalieri, e a tessere alleanze strategiche. Sul punto, vale la pena ricordare che già Luigi Cimmino ha reso dichiarazioni a dir poco dirompenti. L’ormai ex ras nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto a metà maggio ha rivelato importanti, inediti retroscena: «Massimiliano De Cicco è il benzinaio che gestiva, e credo gestisca tuttora, una pompa di benzina dietro all’ospedale Cardarelli, poco prima della strada che conduce a Cappella Cangiani. Presso la pompa di benzina di De Cicco lavorava Gennaro Formigli e io spesso andavo a trovarlo. So, perché me lo disse Gennaro Formigli, che presso la pompa di benzina lui aveva impiantato una piazza di spaccio di marijuana, hashish e cocaina.
La mattina vendeva la droga leggera e la sera quella pesante». Questa è però soltanto la punta dell’iceberg. Stando a quanto riferito da Cimmino senior e ferma restando la presunzione di innocenza per tutti i soggetti citato, il rapporto con i due coimputati sarebbe nel tempo andato ben oltre: «Questo De Cicco dava anche informazioni su alcuni lavori di ristrutturazione e già quando stavo fuori, ricordo che in un’occasione ci recammo io, Andrea Basile e Giovanni Caruson a far visita a Gennaro Formigli presso la pompa di benzina e andammo poi a prendere un caffè». Un incontro, neanche a dirlo, di “affari”: «De Cicco, che aveva le mani in pasta dappertutto, ci disse che dovevano farsi degli ingenti lavori di ristrutturazione all’interno dello stadio Collana del Vomero, ubicato alle spalle dei carabinieri. Quando dico che De Cicco aveva le mani in pasta dappertutto intendo dire che De Cicco sapeva sempre tutto, perché quando chiedevo a Formigli qualche informazione su qualche lavoro grande al Vomero Formigli già lo sapeva e diceva di averlo saputo da De Cicco». A questo punto il collaboratore di giustizia Luigi Cimmino fa però una precisazione: «In realtà - ha messo a verbale - noi già sapevamo che dovevano essere fatti questi lavori presso lo stadio Collana e ci disse di aver saputo quale era la ditta che se li era aggiudicati. De Cicco non era uno stipendiato dal clan». La resa dei conti è dietro l’angolo.
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