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«Ti chiudo il ristorante: sono stato 15 anni in carcere

«Ti chiudo il ristorante: sono stato 15 anni in carcere

 Le minacce al titolare di “Cala la pasta” del latitante Luigi Capuano

NAPOLI. “Mi sono fatto 15 anni di carcere e non ci metto niente a chiudere il ristorante. Tu cucini? E allora vai a cucinare: devi stare qua dentro e devi stare zitto”. Ecco le frasi che avrebbe pronunciato Luigi Capuano (nella foto), il 34enne unico latitante nell’inchiesta sulle minacce subite dal titolare del ristorante “Cala la pasta” di via Tribunali, Raffaele Del Gaudio, e dal fratello chef, Danilo. A tutti e due si sarebbe rivolto l’indagato per evitare che raccontassero cos’era successo a Veronica Carrasco, moglie del gestore del locale, investita in pieno dalla motocicletta guidata secondo gli inquirenti da Gennaro Vitone detto “Genny”. Nella ricostruzione della procura, ferma restando la presunzione d’innocenza degli indagati fino all’eventuale condanna definitiva, Luigi Capuano avrebbe prima partecipato insieme con Patrizio Bosti e Giorgio Marasco (arrestati su ordinanza di custodia cautelare lo scorso 14 giugno) al tentativo di convincere anche con un’offerta economica i testimoni a stare zitti: 2 fratelli argentini il cui loro amico era stato anch’egli investito dalla moto senza più controllo.

Ma al rifiuto dei turisti, sono cominciate le rappresaglie e le minacce. Luigi Capuano avrebbe partecipato, dopo che le ambulanze con i feriti erano ripartite, al lancio di tavolini e sedie contro Martin Roberto e Daniel Veniselo. Con il primo avrebbe fatto a cazzotti Patrizio Bosti mentre Giorgio Marasco minacciava il fratello. Contemporaneamente il 34enne ricercato avrebbe avvicinato Raffaele Del Gaudio chiedendogli minacciosamente di non denunciare l’accaduto.

“Te venimm a sparà fin e dint a casa tua. Non denuncià niente che te mettimm na’ bomba o’ locale e finisci e sta tranquillo”. Gli accertamenti degli investigatori della sezione “Nuova Omicidi” della Mobile (coordinati dal vice questore Luigi Vissicchio) sono partiti subito. Attraverso voci confidenziali dal territorio e le indicazioni sulle fattezze fischi dei responsabili si è arrivati all’identificazione di Bosti e Marasco, poi riconosciuti in foto dagli argentini aggrediti rimasti a Napoli per un’altra settimana, poi a Vitone e agli altri indagati. Per Vitone, che ha ottenuto i domiciliari, l’accusa è di lesioni stradali con l’aggravante della fuga. I 3 destinatari dell’arresto invece devono rispondere di violenza privata e favoreggiamento personale, aggravati dalle modalità mafiose previste dal 416 bis. La moto è stata trovata nel garage di un parente di Vitone a Forcella e sono in corso accertamenti tecnici.

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