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«Armando Del Re cacciato dal clan»

«Armando Del Re cacciato dal clan»

Il super pentito rivela i trascorsi del narcos dei Marigliano: «Era con gli Amato-Pagano, “Zia Rosaria” lo allontanò»

NAPOLI. Armando Del Re, prima di salire alla ribalta per il tentato omicidio di piazza Nazionale che per poco non costò la vita alla piccola Noemi, avrebbe lavorato come trafficante di droga per conto degli Amato-Pagano. Una novità da un punto di vista giornalistico, emersa in seguito alle dichiarazioni del pentito Paolo Caiazza, figlio del ras “scissionista”. Il collaboratore di giustizia definisce Del Re un suo amico, che però fu costretto ad allontanare dal clan su decisione di Rosaria Pagano, “zia” Rosaria, allora reggente dell’organizzazione con base a Melito. Il verbale è allegato agli atti dell’inchiesta culminata in un altro provvedimento restrittivo per l’indagato: un accusa comunque, molto meno grave di quella per la quale fu arrestato dai poliziotti della Squadra mobile della questura. Riconoscendolo in fotografia, Paolo Caiazza ha dichiarato: «Sì, è Armando Del Re, mio amico. Voglio dire che oltre a fare la droga con lo zio Salvatore, Armando era anche affiliato al clan AmatoPagano dal 2013-inizio 2014. Stava nel mio gruppo dedito alle estorsioni a Melito e Mugnano, e alla gestione della droga all’ingrosso. Era già stato nel gruppo di mio zio Pietro, il quale si è occupato delle stesse mie attività quando sio sono stato latitante, ma come ho già detto mio zio è stato allontanato perché rubava. Per cui sono ritornato a comandare il gruppo, e con me c’era sempre Armando Del Re». Poi qualcosa accadde e la permanenza di Del Re nelle file del gruppo di Melito fu vista di malocchio.

«Quest’ultimo è stato da me allontanato a settembre 2014, per cui non riceveva lo stipendio di 2.000/2.500 euro mensili per disposizione di Zia Rosaria, la quale non vedeva di buon occhio la presenza a Melito di Armando. Voglio chiarire che dopo l’affiliazione di Armando, alcuni della sua famiglia come il suocero, di cui non ricordo il nome (non lo conosco perché ero latitante), alcuni suoi amici, come un tale Davide “cioccolata” e il fratello e un cugino, che prendeva anche lo stipendio da affiliato, si erano spostati su Melito. Questa situazione alla zia Rosaria non piaceva, perché temeva che volessero imporsi a Melito. Voglio aggiungere che all’incontro con zia Rosaria, nel luglio 2014 o poco dopo, io ero latitante, finalizzato all’allontanamento di mio zio Pietro, io sono stato accompagnato proprio da Armando».

Quattro mesi d’indagine hanno portato il 13 giugno scorso all’emissione di ben 11 misure cautelari per traffico di droga: nove arresti in carcere, uno ai domiciliari e uno con obbligo di dimora.Un record che ha una spiegazione giudiziaria ed etica: la Guardia di Finanza partenopea, che conduceva gli accertamenti con il coordinamento della procura, si fermò perché gli inquirenti capirono che le intercettazioni dimostravano il coinvolgimento di Armando Del Re nel ferimento della piccola  Noemi in piazza Nazionale e misero gli atti a disposizione della Dda e della polizia. Era il 3 maggio 2019 e quell’inchiesta sembrava bruciata, ma il lavoro era stato condotto molto bene dai finanzieri del Gico di Napoli (generale Napolitano, colonnello Toma) e si sono raccolti i frutti.

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