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25 Giugno 2022 - 07:00
PIAZZA DANTE Dopo aver taglieggiato l’agenzia di scommesse, la cosca avrebbe preteso 500 euro anche dalla caffetteria
NAPOLI. Sono due le estorsioni chiarite dagli investigatori della Squadra mobile della questura di Napoli e attribuite ai cinque indagati sul clan nell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. Una commessa ai danni del titolare di un’agenzia di scommesse; l’altra al gestore di un bar del Cavone. Non tutti hanno partecipato alla prima e alla seconda, ma il gruppo malavitoso è lo stesso e sarebbe l’evoluzione dei Lepre degli ultimi anni. Dopo una scissione tra luogotenenti e guerre all’esterno, lo storico clan si sarebbe stabilizzato riposizionandosi da solo nel controllo delle attività illecite. Le indagini sono state condotte dai poliziotti della sezione “Nuova Omicidi” della Mobile (dirigente Fabbrocini, vice questore Vissicchio, commissario Penna) e della squadra giudiziaria del commissariato Dante. In poco tempo sono stati raccolti gli indizi che hanno permesso di emettere un decreto di fermo a carico dei cinque indagati, eseguito finora per tre di essi: Francesco Lepre, Emanuele Testa e Salvatore Festa. I quali, insieme con Salvatore Cianciulli e Gianluca Testa ma con ruoli diversi, sono accusati di tentata estorsione al titolare dell’agenzia di scommesse. Naturalmente per tutti vale la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva. Secondo l’accusa il gruppo entrò in azione il 25 maggio scorso. Quel giorno Francesco Lepre (figlio del boss Ciro “’o sceriffo”), Salvatore Festa ed Emanuele Testa si recarono all’agenzia di scomesse e costrinsero il gestore, in quel momento impegnato a lavorare, a lasciare tutto per seguirli. Nella ricostruzione degli inquirenti il terzetto condusse la vittima al cospetto di Gianluca Testa (alias “’o fagian”, padre di Emanuele) che era armato di una pistola e si fece trovare a casa di Salvatore Cianciulli. Dopo brevi convenevoli Salvatore Cianciulli “Masaniello”, ritenuto dagli investigatori l’attuale reggente del gruppo malavitoso del Cavone, disse in tono perentoria che comandava lui e quindi l’imprenditore avrebbe dovuto portargli subito ben 30mila euro. «Ti do un quarto d’ora - avrebbe aggiunto - altrimenti sparo a te, a tuo fratello e a tuo nipote». È evidente che una richiesta del genere rispetto ai 4.500 euro annui che aveva pagato negli anni scorsi come “pizzo”, il titolare dell’agenzia di giochi restò molto colpito. Fece notare che dal 2018 versava le quote a Pasqua, Ferragosto e Natale, sostenendo di non poter in alcun modo sborsare una simile cifra. Ma Salvatore Cianciulli non volle sentire ragioni e così la vittima, dopo un’inziale e comprensibile da un punto di vista umano titubanza, denunciò l’accaduto alla polizia. Per l’estorsione al bar, anch’essa non compiuta secondo gli inquirenti, sono indagati solo Francesco Lepre e Salvatore Festa. I due avrebbero preteso 500 euro nei giorni precedenti la Pasqua scorsa. Il fermo è stato emesso a inizio giugno. Prima si sono consegnati Emanuele Testa (difeso da Giuseppe De Gregorio) e Francesco Lepre (difeso dagli avvocati Claudio Davino e Carla Maruzzelli); poi, Salvatore Festa, assistito dal penalista Riccardo Ferone.
Nella foto Francesco Lepre; nel riquadro Salvatore Cianciulli
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