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Stese e agguati per comandare, dieci condanne per i “Barbudos”

Stese e agguati per comandare, dieci condanne per i “Barbudos”

CAMORRA Pugno duro dei giudici d’appello, ribaltata pure l’assoluzione di Enza Esposito Stangata per il clan della Sanità, il ras Antonio Genidoni incassa 22 anni

NAPOLI. Impantanatisi in una faida senza esclusione di colpi con i rivali Vastarella e Lo Russo, nel giro di pochi mesi avevano messo a ferro e a fuoco l’intero rione Sanità. Sulla loro testa pende ad oggi il sospetto che siano stati i responsabili di quasi quaranta sparatorie, di un importante smercio di droga e di diversi agguati, su tutti la micidiale imboscata salita alla ribalta della cronaca locale come la “strage delle Fontanelle”. Ieri mattina per il clan GenidoniEsposito, noto come il clan dei “Barbudos”, è arrivata l’ennesima stangata giudiziaria. La cosca del rione Sanità ha rimediato dieci condanne, alcune delle quali di assoluta consistenza, come ad esempio quella su cui è andato a schiantarsi il giovane boss Antonio Genidoni: 22 anni di reclusione, due in più rispetto a quanto rimediato nel processo di primo grado. I giudici della terza sezione della Corte d’appello di Napoli, dando totale accoglimento alle richieste della Procura, hanno riservato condanne severe anche per gli altri imputati, confermato le pene già inflitte a Salvatore Basile (16 anni), Alessandro Daniello (12 anni), Emanuele Esposito (16 anni), Addolorata Spina (14 anni), Francesco Spina (18 anni), Mosè Molli (9 anni) e Alfredo Sartore (4 anni). Vincenza Esposito, moglie del ras Antonio Genidoni, dopo essere stata assolta in primo, in appello ha invece rimediato 12 anni di carcere, pur senza l’aggravante della finalità mafiosa. Modesto sconto di pena, infine, per Agostino Riccio, che ha incassato 12 anni e 10 mesi, a fronte dei precedenti 13 anni. Tutti gli imputati erano a vario titolo accusati di associazione mafiosa, droga e armi. Antonio Genidoni e Francesco Spina dovevano invece rispondere anche del tentato omicidio di Francesco Bara, all’epoca ritenuto il reggente del clan dei “Capitoni” di Miano, gruppo criminale con cui i “Barbudos” erano entrati in violentissima rotta di collisione. La cosca del rione Sanità si trova alla sbarra anche per la strage delle Fontanelle. Il processo è attualmente pendente innanzi ai giudici della Corte d’assise d’appello di Napoli e dunque le condanne non sono ancora definitive. I presunti killer e mandanti dell’agguato hanno però fin qui rimediaCAMORRAPugno duro dei giudici d’appello, ribaltata pure l’assoluzione di Enza Esposito Stese e agguati per comandare, dieci condanne per i “Barbudos” to pene esemplari. Davanti alla prima sezione della Corte d’assise di Napoli il giovane boss Antonio Genidoni, la madre Addolorata Spina, Alessandro Daniello, Emanuele Esposito e Vincenza Esposito, moglie di Genidoni, hanno infatti incassato la pena dell’ergastolo. Lady Genidoni era l’altro l’unica per la quale il pubblico ministero aveva chiesto “solo” trent’anni di reclusione. Ergastolo, dunque, per il boss e mandante Antonio Genidoni e gli altri imputati accusati di avere a vario titolo concorso nell’agguato costato la vita a Giuseppe Vastarella e Salvatore Vigna. Nel raid del 22 aprile 2016 rimasero ferite anche tre persone, presenti nel circoletto di via Fontanelle quando i killer entrarono in azione. Alla strage fece poi seguito, il 7 maggio, l’assassinio del padre e del fratello di Emanuele Esposito, uccisi nella loro officina a Marano.

_ Nei riquadri Antonio Genidoni, Emanuele Esposito, Addolorata Spina e Vincenza Esposito

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