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26 Giugno 2022 - 07:00
Il tasso di positività al 27 per cento, quasi seimila i nuovi casi. Tre decessi nelle ultime 48 ore
NAPOLI. Una vera e propria impennata dei ricoveri ordinari da Covid in Campania: è quella risultante dall’ultimo bollettino dell’Unità di crisi regionale. I posti letto occupati in degenza crescono di una percentuale pari quasi al 10 per cento, passando da 338 a 368. Rimane invece stabile invece il dato delle terapie intensive, con 20 ricoverati, con una diminuzione di un’unità rispetto a veerdì. I nuovi positivi sono 5.908, su 21.569 test: il tasso di incidenza resta elevato, pari al 27,39 per cento ma comunque in calo rispetto al giorno prima quando era stato del 29,49.
Le vittime nelle ultime 48 ore sono state tre. Intanto, Alfredo Garzi, segretario generale, e Giosuè Di Maro, segretario sanità della Fp Cgil area metropolitana di Napoli e Campania, tornano sullo stop and go dell’altro giorno al Pronto soccorso del Cardarelli denunciando che «siamo veramente giunti ad un punto di non ritorno. Compito del pronto soccorso è accogliere valutare e assistere i cittadini che richiedono una risposta al loro bisogno di salute, non di respingerli, tranne i casi di emergenza indifferibile, ma ci domandiamo chi e come lo decide? È evidente che nella catena di comando dell’area critica di emergenza ci sono responsabilità che vanno individuate, perché non è possibile che nessuno pensi di essere indenne da colpe. Chi ha la responsabilità di trovare soluzioni all’interno delle strutture ospedaliere non può svolgere il suo compito semplicemente chiudendo. È ora di dire basta a questo malcostume per il quale di fatto il cittadino non viene accolto o peggio ancora le ambulanze vengono bloccate per ore e ore con le motivazioni più varie».
I due esponenti del sindacato sottolineano che «non bisogna chiudere il pronto soccorso ma bisogna adottare con immediatezza tutte le soluzioni per trovare posti letto disponibili, come fatto in meno di 24 ore l’ultima volta. Eppure sono anni che sosteniamo che esistono soluzioni organizzative interne all’ospedale che andrebbero adottate per evitare queste decisioni incivili che penalizzano i cittadini e mortificano gli operatori sanitari». Infine: «È evidente che se non si agisce modificando modelli culturali e organizzativi queste incresciose situazioni si ripeteranno in maniera ciclica. Ed è evidente ormai che chi ha prodotto questo disastro non è in grado di porvi rimedio. Non sono trascorsi nemmeno dieci giorni da quando abbiamo convocato gli Stati generali dell’emergenza e siamo di nuovo nella stessa situazione. In quella sede abbiamo lanciato l’idea di insediare tavolo tematici con professionisti, responsabili, tecnici e studiosi per implementare un modello organizzativo che parte dal fenomeno della attesa ricovero, ma che poi investa l’intero sistema integrato di emergenza sanitaria».
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