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Shopping durante la latitanza, fuga finita per i ras del Cavone

Shopping durante la latitanza, fuga finita per i ras del Cavone

CAMORRA I due capizona catturati all’Arenella, erano ricercati da venti giorni per racket. Clan Lepre al tappeto: presi i reggenti Salvatore Cianciulli e Gianluca Testa

NAPOLI. Passeggiavano nei dintorni di piazza Medaglie D’Oro, apparentemente interessanti allo shopping, in pantaloncini corti, maglietta e occhiali da sole. Sarebbero passati inosservati alla vista di qualunque pattuglia delle forze dell’ordine, ma non per i poliziotti della Squadra mobile della questura e del commissariato Dante che li cercavano da venti giorni. Per Salvatore Cianciulli “Masaniello” e Gianluca Testa “’o fagian” l’irreperibilità è finita alle 12 e 50 dell’altro ieri al Vomero e ora si trovano nel carcere di Secondigliano in attesa della convalida del fermo disposto dalla procura. Entrambi, come gli altri 3 indagati nell’inchiesta su una serie di estorsioni e una tentata estorsione nel Cavone, vanno ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Salvatore Cianciulli, 36enne imparentato con i Lepre, e Gianluca Testa, 43 anni, sono ritenuti attualmente il numero uno e il vice dello storico clan del Cavone fondato dal defunto boss Ciro Lepre “’o sceriffo”. Nell’inchiesta in corso a puntare il dito contro di loro è stato il titolare di un’agenzia di scommesse sotto scacco dal 2010, il quale ha raccontato di essere stato invitato perentoriamente a presentarsi al cospetto di “Masaniello”, nel cui appartamento ha trovato armato di pistola anche Gianluca Testa. Se non avesse voluto problemi nell’attività lavorativa avrebbe dovuto consegnare 30mila euro di “pizzo” e alle sue rimostranze, il ras gli avrebbe m9ollato un ceffone. Così, arrabbiato e al tempo stesso intimorito, si è recato in questura e ha denunciato l’accaduto scoperchiando il vaso di Pandora relativo alle estorsioni subite nel corso degli anni. Con Cianciulli e Gianluca Testa sono indagati il figlio di quest’ultimo, Emanuele, Francesco Lepre “’o figl do sceriffo”, e Salvatore Festa “’o kikk”. Tutti e cinque rappresenterebbero una parte consistente del clan Lepre, di cui alcuni affiliati vengono nominati in un’intercettazione ambientale a casa di un emergente dei Quartieri Spagnoli: Ciro Minieri. Proprio quest’ultimo, in contrasto in quel periodo con i giovani del Cavone, indicava ai suoi soci di malavita i possibili bersagli. Si sente poi uno degli interlocutori pronunciare la frase, a proposito di agguati da compiere”: “o’ kikk, o’ fagian..il padre e’ sparamm inte e’ cosce, a Mariano..nello stomaco”. Agli atti della Dda esistono le informative della polizia e dei carabinieri sull’operatività del clan Lepre e dei componenti del gruppo, tra i quali i cugini Lepre, Raffaele Martucci e Mariano De Magistris (comunque da ritenere estranei a qualunque accusa fino a prova contraria). Le indagini sul giro di estorsione al Cavone sono state condotte dai poliziotti della Squadra mobile della questura di Napoli (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Luigi Vissicchio, commissario Franco Penna) e della squadra giudiziaria del commissariato Dante (vice questore Livia Nicodemo). Decisivo sarebbe stato il pressing sui 2 ricercati arrestati lunedì, attorno ai quali gli investigatori hanno fatto terra bruciata.

_ Nelle foto gli arrestati Gianluca Testa “’o fagian” e Salvatore Cianciulli “Masaniello”

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