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Giustizia lumaca, fuori il ras

Giustizia lumaca, fuori il ras

RIONE SANITÀ Termini di fase scaduti: il capozona dei Genidoni, Salvatore Basile, “salvo” nonostante la condanna a 16 anni

NAPOLI. Il suo debito con la giustizia non è stato del tutto saldato e ancora per pochi mesi dovrà rimanere in cella per un vecchio residuo di pena. Superato questo scoglio, Salvatore Basile, alias “’o Cecoff”, uomo di punta clan Esposito-Genidoni-Spina, affronterà però a piede libero l’ultima parte dell’iter processuale che lo vede imputato per camorra. Il giovane malavitoso del rione Sanità, infatti, nonostante pochi giorni fa si sia visto confermare la condanna a ben sedici anni di reclusione per associazione mafiosa, ieri è stato scarcerato per decorrenza dei termini di fase. Un colpo di scena maturato grazie alla strategia difensiva portata avanti dai suoi avvocati, i penalisti Dario Carmine Procentese e Antonio Rizzo, i quali, preso atto che dall’arresto di Basile all’ultima sentenza fossero ormai trascorsi quattro anni, vale a dire il “tetto” per i partecipi alle organizzazioni mafiose, hanno presentato immediata istanza di scarcerazione. Il giovane ras, nonostante la condanna rimediata la scorsa settimana, è così tornato a piede libero. “’O Cecoff” resta però detenuto in quanto deve ancora scontare quasi un anno di carcere per una vecchia storia di truffe di cui si è reso responsabile prima di fare il “salto di qualità” tra le fila della cosca che fino al 2016 ha seminato sangue e terrore tra i vicoli del centro storico. Una stagione atroce, segnata dalla violentissima contrapposizione armata tra gli Esposito-Genidoni e i Vastarella e i Lo Russo. Pochi giorni fa i giudici della terza sezione della Corte d’appello di Napoli hanno condannato il capoclan Antonio Genidoni a 22 anni di carcere, riservando condanne severe anche agli altri imputati e confermando le pene già inflitte a Salvatore Basile (16 anni), Alessandro Daniello (12 anni), Emanuele Esposito (16 anni), Addolorata Spina (14 anni), Francesco Spina (18 anni), Mosè Molli (9 anni) e Alfredo Sartore (4 anni). Vincenza Esposito, moglie del ras Antonio Genidoni, dopo essere stata assolta in primo, in appello ha invece rimediato 12 anni di carcere, pur senza l’aggravante della finalità mafiosa. Modesto sconto di pena, infine, per Agostino Riccio, che ha incassato 12 anni e 10 mesi, a fronte dei precedenti 13 anni. Tutti gli imputati erano a vario titolo accusati di associazione mafiosa, droga e armi. Antonio Genidoni e Francesco Spina dovevano invece rispondere anche del tentato omicidio di Francesco Bara, all’epoca ritenuto il reggente del clan dei “Capitoni” di Miano, gruppo criminale con cui i “Barbudos” erano entrati in violentissima rotta di collisione. La cosca del rione Sanità si trova alla sbarra anche per la strage delle Fontanelle. Il processo è attualmente pendente innanzi ai giudici della Corte d’assise d’appello di Napoli e dunque le condanne non sono ancora definitive. I presunti killer e mandanti dell’agguato hanno però fin qui rimediato pene esemplari. Davanti alla prima sezione della Corte d’assise di Napoli il giovane boss Genidoni, la madre Addolorata Spina, Alessandro Daniello, Emanuele Esposito e Vincenza Esposito, moglie di Genidoni, hanno infatti incassato la pena massima: l’ergastolo.

Nelle foto Salvatore Basile “’o Cecoff” e Antonio Genidoni

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