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Scissionista ucciso per uno sgarro, arresto per 2 degli Amato-Pagano

Scissionista ucciso per uno sgarro, arresto per 2 degli Amato-Pagano

Ordinanza a carico di Carmine Pagano ed Enzo Notturno a 15 anni dal delitto Moliterno

NAPOLI. A poco meno di 15 anni dall’omicidio di Giuseppe Moliterno la giustizia, lenta ma inesorabile, fa un importante passo in avanti. L’altro ieri a 2 esponenti del clan Amato-Pagano è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio di Giuseppe Moliterno, avvenuto il 2 ottobre del 2007. Anche la vittima era legata agli “scissionisti” e i collaboratori di giustizia hanno raccontato che fu attirato in una trappola per punirlo di uno “sgarro”. Gli indagati (da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva) erano già detenuti per altro: Carmine Pagano, 37enne componente della famiglia originaria di Mugnano, ed Enzo Notturno, 41 anni, uno dei 3 fratelli del gruppo di malavita di Scampia. A riaprire il caso sono state le dichiarazioni dei pentiti, riscontrate da alcuni elementi raccolti nelle prime fasi delle indagini. La pista dell’epurazione interna fu subito seguita dagli inquirenti, ma nel corso degli anni non erano mai emersi indizi tali da far scattare misure cautelari.

Quasi 15 anni dopo quell’ipotesi si sarebbe rivelata giusta. Giuseppe Moliterno era una delle nuove leve del clan Amato-Pagano (più noti come “scissionisti”) nel rione Monterosa e proprio questo suo ruolo potrebbe essergli costato la vita. Quattro colpi di pistola, di cui uno alla testa da distanza ravvicinata, stroncarono la vita al 23enne pregiudicato di cupa Capodichino che avrebbe compiuto il salto da rapinatore a “scissionista”. Frequentazioni notate dagli investigatori, che più volte lo avevano sorpreso e controllato con esponenti degli Amato-Pagano. Il giovane fu attirato in un tranello: era fermo su un motorino quando arrivarono i sicari che lo ammazzarono sparandogli da distanza ravvicinato. Aveva soprattutto precedenti per reati contro il patrimonio: inoltre, una sola volta era stato denunciato per armi mentre mai era finito nel mirino per associazione camorristica.

Erano le 19 in cupa Cardone a Secondigliano, una strada di confine tra la Masseria Cardone, sotto l’influsso del clan Licciardi, e il rione Monterosa, sotto il controllo degli “scissionisti” (gli AmatoPagano secondo l’ultima mappa sulla camorra). Giuseppe Moliterno giunse in sella a un motorino “Sh” di un conoscente e si fermò ad attendere qualcuno: la strada è abbastanza isolata e l’unico motivo plausibile doveva essere quello. Nessuno può sapere quanto tempo si sia trattenuto prima che gli amici attesi si materializzassero invece sotto forma di nemici: due anch’essi in sella a un “dueruote”. A quel punto per il 23enne non c’era più nulla dare. Non ebbe nemmeno il tempo di tentare una fuga

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