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04 Luglio 2022 - 07:40
Indagini sullo sfondo della guerra tra i Calone-Perfetto e gli Esposito-Marsicano
NAPOLI. Andrea Covelli è caduto in una trappola. Con la scusa dell’acquisto dei cornetti a Soccavo per un’amica, finora non identificata e forse mai esistita, è stato fatto allontanare da via Evangelista Torricelli a Pianura. Così i sequestratori mascherati da amici sorridenti lo hanno preso in consegna in un territorio neutro fino alla rotonda di don Giustino tra via Montagna Spaccata e via Padula. Lì, nella maledetta notte del 29 giugno, si sono perse le tracce del 27enne fino al ritrovamento del corpo orribilmente sfigurato venerdì scorso. Per gli investigatori la sua morte è il frutto avvelenato della guerra tra i CarilloPerfetto e gli Esposito-Marsicano-Calone e potrebbe essere collegata all’omicidio di Antonio Zarra, il 21 agosto 2021. Tutt’e due le vittime non erano organici a clan né fiancheggiatori esterni e le loro storie hanno punti in comune su cui inquirenti e investigatori hanno puntato l’attenzione. Antonio Zarra, padre ristoratore e nessun pregiudicato in famiglia se non uno zio ammazzato durante la faida tra i Lago, i Contino e i Marfella, era stato visto nelle settimane precedenti in compagnia di esponenti del clan Calone. Si trattava di amicizie di quartiere, così come Andrea Covelli era il fratello di Antonio, ritenuto in passato vicino ai Carillo e poi trasferitosi in una cittadina dell’area flegrea abbandonando Pianura. Qualche esperto investigativa collega i 2 fatti e non esclude che siano collegati, tanto più che è certa la matrice camorristica in entrambi i casi. C’è poi una circostanza inquietante in comune: l’orario degli omicidi, entrambi di notte. Le indagini su Zarra sono condotte dai carabinieri mentre per Covelli procede la polizia. La procura antimafia coordina le inchieste e attende l’esito completo dell’autopsia sul 27enne, il cui esame potrebbe svolgersi nei prossimi giorni. Sul corpo sono stati riscontrati grumi di sangue, lividi, segni di bruciatura e ferite presumibilmente da arma da fuoco. È importante però conoscere la causa del decesso: una delle ipotesi infatti è sia stato provocato dal pestaggio e non dai proiettili, esplosi forse solo per depistare. In ogni caso è chiaro che il giovane è stato sequestrato per essere interrogato ed eventualmente torturato; quindi i malviventi volevano qualche informazione prima di ucciderlo. Quale però, si può per adesso soltanto immaginare. Di sicuro la vittima li conosceva, tanto che non ha cercato di scappare quando in via Epomeo gli hanno chiesto di seguirli. Né avrebbe tentato la fuga nella zona della rotonda di San Giustino, dov’è stato immortalato dalle telecamere ancora vivo
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