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06 Luglio 2022 - 07:45
Nei guai il macellaio Domenico Iavarone e i figli: simulavano acquisti di carne trattenendo la “commissione”
NAPOLI. «Il reddito ci ha salvati, stiamo avendo un business di 200-210mila euro totali». È una delle intercettazioni, tra Lorenzo e la madre, in cui il figlio racconta che hanno accumulato una somma che consente il cambio contante delle carte Rdc (Reddito di cittadinanza). In ascolto c’erano i finanzieri di Napoli, autori di un’indagine a tempo di record su tre imprenditori nel settore della macelleria con negozio in via Sant’Antonio Abate, culminata ieri in un decreto di sequestro preventivo. Nel mirino sono finite due aziende, banconote di vario taglio e titoli di credito per complessivi 92mila euro. I destinatari del provvedimento (da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva) sono padre e figli: Domenico Iavarone di 65 anni, Lorenzo Iavarone e Gaetano Iavarone, di 40 e 42 anni, titolari dell’“Antica Macelleria” e de “Il Bisteccaio”, entrambi con sede a Napoli. Avrebbero simulato acquisti di carne attraverso le card dei titolari dell’aiuto di Stato, pagando con sistema Pos. A scoprire la presunta truffa i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, che hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di due complessi aziendali relativi all’attività commerciale di macelleria nonché di denaro contante per 92.000 euro e titoli di credito (cambiali ed assegni) nei confronti dei 3 congiunti. Le accuse sono di truffa aggravata ai danni dello Stato e di usura, reato quest’ultimo nella ricostruzione degli investigatori che potrebbe essersi alimentato dal flusso di denaro proveniente dal cambio contante delle carte del reddito di cittadinanza. In particolare secondo l’accusa gli indagati, tramite l’attività commerciale loro riconducibile, avrebbero consentito a numerosi titolari delle card l’irregolare spendita e monetizzazione del beneficio. Come? Semplice ma geniale: mediante la simulazione di acquisti di carne in realtà mai avvenuti, attraverso il pagamento, a mezzo carta Rdc, in modalità elettronica con sistema Pos, ottenendo in cambio importi corrispondenti in denaro contante, decurtati di una percentuale trattenuta a titolo di “spese di commissione”, variabile tra il 10 e il 20 per cento. Inoltre, dalle investigazioni sono altresì emersi indizi in ordine alla probabile erogazione di prestiti di denaro in favore di soggetti in stato di bisogno dietro corresponsione di interessi usurari. È questa potrebbe rappresentare il problema principale per gli indiziati, tutti a piede libero e da considerare estranei alle accusa fino a prova contraria. L’indagine è cominciata quando i finanzieri, nel corso di ispezioni autonome, si sono imbattuti in un flusso anomalo di spese con carta Rdc compiute da cittadini rumeni, quasi tutti assistiti da due Caf, uno a Napoli e l’altro a Roma. Si è così scoperto un collegamento con le due aziende di vendita al dettaglio di carni e sono partite le intercettazioni culminate nel sequestro. Durante il blitz le Fiamme gialle hanno sequestrato anche una cospicua documentazione su cui stanno completando gli accertamenti
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