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Agguato in diretta al narcos: «Manuè, ma che ti ho fatto?»

Agguato in diretta al narcos: «Manuè, ma che ti ho fatto?»

Il babyras Marsicano ha sparato davanti al suocero Esposito. Una cimice rivela il tentato omicidio del capopiazza Divano

NAPOLI. Una “piazza”, quella gestita dal narcos Francesco Divano, contesa a suon di estorsioni e due clan pronti a tutto pur di imporre la propria tangente della tranquillità. Il boss Carlo Esposito e il genero, nonché emergente ras, Emanuele Marsicano, ignoravano però di essere sotto intercettazione e così, proprio mentre il secondo feriva a colpi di pistola il capopiazza ribelle, ecco che gli investigatori registravano ogni singolo momento dell’agguato: «Ma che hai combinato Manuè... oh, fermati un poco, non ti muovere», era l’invito - non troppo convincente - che Esposito rivolgeva al congiunto.

Le indagini sul micidiale agguato che il 23 luglio 2021 è quasi costato la vita a Divano, centrato da diversi proiettili allo stomaco e al braccio destro, sono decollate grazie all’intenza attività di intercettazione ambientale e telefonica. Alla base del raid ci sarebbe stata la reciproca volontà dei clan rivali Esposito-Marsicano-Calone e Carillo-Perfetto di imporre il proprio controllo sulla base di spaccio gestita: «Francesco Divano e suo figlio Cesare - scrivono gli inquirenti - si pongono l’amletico dubbio su chi soddisfare».

E ancora: «Per cercare di risolvere la diatriba tra le due fazioni, che danneggia anche la sua attività, Francesco Divano propone la creazione di un “consorzio di capipiazza” che possa garantire il pagamento al favorito gruppo Esposito-Marsicano, adottando un criterio di protezione di massa per respingere eventuali ritorsioni del gruppo Carillo, anche perché, coinvolte nella medesima situazione, si trovano le “piazze” riconducibili a “Nirone” e ad Antonio Musto».

Il piano non andrà però a buon fine e quello che ne scaturirà sarà l’ennesimo spargimento di sangue della faida di Pianura. Francesco Divano, stando a quanto emerso dall’inchiesta, per diverse settimane è stato avvicinato e minacciato dagli esponenti del cartello di via Napoli.

L’escalation di tensioni arriva al capolinea il pomeriggio del 23 luglio, quando il narcos viene affrontato da Emanuele Marsicano, accusato di tentato omicidio e dal suocero di quest’ultimo, Carlo Esposito. Il giovane ras, affrontando Divano, mette subito in chiaro le cose: «Io sono un guaglione serio, parecchie cose non le ho fatte, da oggi in poi se volete faticare dovere stare...». E ancora: «Se poi ti devo fare vedere che tu non mi porti rispetto allora...».

Pochi istanti dopo gli investigatori registrano il rumore di un colpo d’arma da fuoco: «Ma che hai combinato Manuè... oh, fermati un poco non ti muovere», esclama Carlo Esposito, che ha evidentemente assistito in diretta all’agguato. «Guagliù, portatemi all’ospedale», urla con sofferenza Divano, che sanguinante e disperato aggiunge: «Manuè, ti voglio bene ’o zì... no Manuè... no Manuè, ti voglio bene! Ma perché, che ti ho fatto? Guagliù, portatemi all’ospedale».

Davanti a quella scena raccapricciante il giovane sicario dimostra tutto il proprio cinismo: «’A prossima vota ve ’mparate a parlà!”». Francesco Divano rivolge quindi un’ultima supplica: «Guagliù vi chiedo scusa, Manù ’o frat, vi chiedo scusa, Manuè ti chiedo scusa... Aiutatemi per favore, signora... aiutatemi! Carlo, aiutatemi, Carlo».

Pochi istanti dopo il capopiazza viene trasportato in ospedale, mentre Antony Manuel Lopes, Simone Trimarco e tale “Peppe”, aiutati da alcune donne, ripuliscono il sangue dalla scena del crimine.

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