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19 Luglio 2022 - 16:41
SORRENTO. La tarsia sorrentina è in profonda crisi, ma uno spiraglio per il suo rilancio è possibile con la candidatura dell’arte sorrentina al riconoscimento di patrimonio immateriale Unesco. L’iniziativa è stata proposta in questi giorni a Sorrento da Ray Bondin, membro esecutivo ICCROM - conserving culture, promoting diversity, a margine della giornata di studi promossa dalla Fondazione Alessandro e Alma Fiorentino presso il Museobottega della Tarsialignea della città del Tasso. Un confronto tra esperti del settore, artigiani, amministratori pubblici e lo stesso anfitrione Alessandro Fiorentino, per discutere sul futuro di un comparto che vive un processo di crisi economica molto forte, e con il pericolo di vedere scomparire in via definitiva un sapere manuale che ha contribuito per secoli ad arricchire il patrimonio artistico locale e un'intera economia cittadina.
Caratteristiche a tal proposito le decine e decine di botteghe artigiane del centro storico sorrentino che nel ‘900 animavano la zona, ma che sono andate man mano scomparendo sia per gli alti fitti degli immobili e sia per le norme sempre più stringenti su inquinamento e acustica nelle strette stradine. Mai decollato, in alternativa, un vero e proprio centro “fisico” per il suo rilancio sia attraverso piani di settori che zonizzazioni urbanistiche, rimaste tali solo sulla carta.
Così oggi il comparto è formato da una quindicine di aziende che comunque sono intenzionate a non mollare. «È certamente una iniziativa ammirevole - spiega al Roma Pasquale Fimiani, artigiano e animatore del settore - ma se possa bastare questo a risollevare la sorte del nostro comparto economico non saprei! Me lo auguro e dipende da tante cose, anche dal momento congiunturale complessivo e soprattutto dalla quantità di risorse umane che vorranno impegnarsi direttamente».
«Io da vecchio artigiano - prosegue Fimiani - mi auguro che la valida iniziativa partita al Museo Fiorentino, anche alla presenza del sindaco Massimo Coppola, sia possibile per non finire nel dimenticatoio come è pure successo per altre arti».
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