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20 Luglio 2022 - 09:36
NAPOLI. Cinque condanne al ribasso e un’assoluzione eccellente. Il processo di primo grado che avrebbe dovuto inchiodare alle proprie (presunte) responsabilità le nuove leve del clan Giuliano di Forcella stenta a decollare e al termine del rito abbreviato arriva un verdetto molto al di sotto delle aspettative della Procura. A vario titolo accusati di aver preso parte all’imposizione di una tangente estorsiva ai danni delle inquiline di un appartamento un tempo appartenuto alla storica famiglia di malavita, gli emergenti ras del centro storico sono riusciti a cavarsela con pene piuttosto miti, in alcuni casi persino dimezzate rispetto a quanto invocato dal pm in sede di requisitoria.
La Direzione distrettuale antimafia aveva infatti chiesto al giudice di primo gradi condannare Giuliano Cedola, Antonio Morra, Alessio Vicorito e Cristiano Giuliano a 10 anni di reclusione a testa; per l’ex boss Salvatore Giuliano “’o russo” e Cesare Morra erano stati invece chiesti, rispettivamente 6 anni e 8 anni di carcere. Il gip Salvatore ha però accolto soltanto in parte l’impostazione accusatoria, condannando il pentito a 3 anni e 8 mesi; Antonio Morra e Alessio Vicorito a 4 anni; e Giuliano Cedola e Cristiano Giuliano a 6 anni e 10 mesi.
Verdetto ancora più sorprendente per l’imputato Cesare Morra, difeso dall’avvocato Roberto Saccomanno (che assiste anche Antonio Morra, Vicorito e Cristiano Giuliano), per il quale ogni accusa si è letteralmente sgretolata, tanto che per lui il giudice ha disposto la piena assoluzione, con conseguente, immediata scarcerazione. In questo caso si è rivelata determinante l’abilità del difensore nel mettere in evidenza l’assenza di riscontri probatori alle dichiarazioni accusatorie in precedenza rese dall’ex ras Salvatore Giuliano.
In estrema sintesi: le persone offese non hanno riconosciuto Cesare Morra come uno dei componenti del commando di aguzzini. «Devi pagare noi, non il proprietario». Ecco l’anomalo pizzo, chiesto con la prepotenza tipica della camorra e ottenuto, su un appartamento che molti anni fa era dei Giuliano e poi era stato abitato da alcune cittadine straniere.
Ma gli affiliati allo storico clan di Forcella sono stati improvvidi, entrando in azione quasi sotto gli occhi dei poliziotti napoletani che li tenevano nel mirino. Così Salvatore Giuliano, Cristiano Giuliano, Antonio Morra e Giuliano Cedola sono finiti nelle braccia degli investigatori e subito dopo in carcere con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. In seguito furono presi anche gli altri due uomini del commando.
Il primo, figlio di Luigi “Zecchetella”, è soprannominato “’o russo” e salì alla ribalta della cronaca per aver ucciso l’innocente Annalisa Durante. Era stato scarcerato meno di due anni fa dopo aver scontato una condanna a 20 anni. L’ex ras aveva evitato l’ergastolo sostenendo di aver sparato per difendersi da un raid dei Mazzarella. Circostanza confermata dalle indagini. Tornato a piede libero, “’o russo” aveva però dimostrato di non aver affatto rimesso la testa a posto. La sua scalata ai vertici della mala dei Decumani è però durata solo pochi mesi. Poi il clamoroso pentimento.
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