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Uccide la figlia e si spara: la famiglia, la malattia e il baratro del dolore

Uccide la figlia e si spara: la famiglia, la malattia e il baratro del dolore

MARIGLIANO. Era stata tanto desiderata Elisabetta, arrivata in casa Esposito per ridare amore e speranza a due genitori colpiti dalla “Mala sorte”. Era la fine degli anni ’60, quando Giuseppe e sua moglie, giovani sposi e con un grande desiderio di mettere su famiglia, avevano provato ad essere genitori. Un sogno d’amore che si era infranto dolorosamente, con la morte prematura di due neonati.

La disperazione, lo sconforto, la paura che potesse accadere di nuovo e quella gravidanza che purtroppo non voleva più arrivare. Poi la decisione di adottare Elisabetta. La piccola arrivò in casa Esposito come un arcobaleno dopo la tempesta e cancellò dal cuore di mamma e papà ogni ferita. Tanto che, poco dopo, con la ritrovata felicità, la mamma restò nuovamente incinta e con grande gioia diede ad Elisabetta un fratellino che oggi vive a pochi passi dalla casa paterna.

Una famiglia semplice, molto unita. Qualche anno fa, poi, il dolore è tornato a far visita a casa Esposito, con la perdita della mamma e la malattia di Elisabetta. E la forza del signor Giuseppe ha iniziato probabilmente a vacillare. Lui però non aveva mai dato segni di cedimento, mai il suo volto né il suo cuore erano apparsi induriti. Lavorava un orto dietro casa, nonostante l’età avanzata e amava dispensare ad amici e vicini i frutti del suo lavoro, insieme a parole di gentilezza e a sorrisi cordiali.

Nessuno aveva compreso i suoi tormenti e il dolore che gli stingeva il petto, e che evidentemente si era fatto insopportabile a tal punto da spingerlo ieri mattina, nel baratro senza ritorno.

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