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29 Luglio 2022 - 17:20
NAPOLI. «Mi sono fatto 15 anni di carcere e non ci metto niente a chiudere il ristorante. Tu cucini? E allora vai a cucinare: devi stare qua dentro e devi stare zitto». Ecco le frasi che avrebbe pronunciato Luigi Capuano, il 34enne ultimo a essere arrestato nell’inchiesta sulle minacce subite dal titolare del ristorante “Cala la pasta” di via Tribunali, Raffaele Del Gaudio, e dal fratello chef, Danilo.
A tutti e due si sarebbe rivolto l’indagato per evitare che raccontassero cos’era successo a Veronica Carrasco, moglie del gestore del locale, investita in pieno dalla motocicletta guidata secondo gli inquirenti da Gennaro Vitone detto “Genny”.
Nella ricostruzione della procura, ferma restando la presunzione d’innocenza degli indagati fino all’eventuale condanna definitiva, Luigi Capuano avrebbe prima partecipato insieme con Patrizio Bosti e Giorgio Marasco (arrestati su ordinanza di custodia cautelare lo scorso 14 giugno) al tentativo di convincere anche con un’offerta economica i testimoni a stare zitti: 2 fratelli argentini il cui loro amico era stato anch’egli investito dalla moto senza più controllo. Al rifiuto dei turisti, cominciarono le rappresaglie e le minacce.
Poi Luigi Capuano avrebbe partecipato, dopo che le ambulanze con i feriti erano ripartite, al lancio di tavolini e sedie contro Martin Roberto e Daniel Veniselo. Con il primo avrebbe fatto a cazzotti Patrizio Bosti mentre Giorgio Marasco minacciava il fratello. Contemporaneamente il 34enne ricercato avrebbe avvicinato Raffaele Del Gaudio chiedendogli minacciosamente di non denunciare l’accaduto. «Te venimm a sparà fin e dint a casa tua. Non denuncià niente che te mettimm na’ bomba ’o locale e finisci e sta tranquillo».
Gli accertamenti degli investigatori della nuova sezione “Omicidi” della Squadra Mobile della questura di Napoli(dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Luigi Vissicchio) sono partiti subito. Attraverso voci confidenziali dal territorio e le indicazioni sulle fattezze fischi dei responsabili si è arrivati all’identificazione di Bosti e Marasco, poi a Vitone e agli altri indagati.
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