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Alta tensione a Secondigliano, il killer-narcos parla coi pm

Alta tensione a Secondigliano, il killer-narcos parla coi pm

Il rampollo Pasquale Paolo, già responsabile del delitto Giannone, si pente dopo le condanne: i Di Lauro tremano

NAPOLI. Dopo sei anni trascorsi dietro le sbarre e davanti a sé la prospettiva di passarne ancora almeno altri venti nelle stesse condizioni, ha deciso di compiere - a sorpresa - il grande “salto”. Poche settimane fa ha chiesto un incontro con il pubblico ministero e, manifestata la propria volontà di collaborare con la giustizia, ha iniziato a rendere le prime, scottanti dichiarazioni accusatorie. Pasquale Paolo, rampollo della mala secondiglianese e figlio del narcotrafficante Raffaele Paolo “’o rockets”, dilauriano della prima ora, ha così deciso di dare un taglio netto al proprio passato di giovane camorrista. A rischiare grosso sono adesso diverse organizzazioni criminali ancora attive nella periferia nord di Napoli, prima su tutte il clan Di Lauro, ma anche molte altre, come i Rispoli e la Vanella Grassi. Sono  infatti numerosi gli “argomenti” sui quali il rampollo potrà fornire delucidazioni agli inquirenti. Pasquale Paolo sta infatti scontando una condanna a vent’anni per l’omicidio di Fabio Giannone, il ventiduenne che nel 2016 assassinò insieme al complice Vincenzo De Luca “’o rannato”. La vittima fu travolta in auto e lasciata agonizzante in strada per una balorda vendetta scaturita da alcuni contrasti di natura personale. Paolo junior, in un altro procedimento, è stato però riconosciuto colpevole anche di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Ed è proprio su quest’ultimo fronte che il 27enne neo pentito potrebbe fornire importanti informazioni investigative, almeno in relazione al periodo in cui si trovava ancora a piede libero. Alcuni dei parenti del giovane killer sono intanto già andati sotto protezione, altri hanno invece preferito rimanere a Secondigliano, prendendo di fatto le distanze dal proprio congiunto. Il nome di Pasquale Paolo era balzato alla ribalta della cronaca nel novembre 2016, quando finì in manette insieme all’amico Vincenzo De Luca. Gli investigatori avevano scoperto che “o’ rannato”, alias che si era anche tatuato sul corpo, aveva investito Fabio Giannone per vendicarsi di un violento pestaggio subito da quest’ultimo e dal fratello Vincenzo il 4 gennaio 2015. I due congiunti a loro volta si erano vendicati della bomba carta lanciata contro il negozio in corso Secondigliano di uno zio, distruggendo la vetrina, nella notte di Capodanno tra il 2014 e il 2015. Così “’o rannato” aveva organizzato il delitto. Nei nove mesi trascorsi in ospedale per le numerose fratture e un danno permanente alla rotula, aveva avuto il tempo di pensarci e pianificare tutto nel dettaglio.

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