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I boss dei Lo Russo all’angolo, svelato il libro mastro del pizzo

I boss dei Lo Russo all’angolo, svelato il libro mastro del pizzo

Il fedelissimo Emmanuele Palmieri si pente e tira in ballo gli ultimi reggenti

NAPOLI. Tra le fila del clan Lo Russo di Miano spunta un nuovo collaboratore di giustizia, l’ex affiliato Emmanuele Palmieri, e per gli ultimi capizona, nonché registi dell’affare del racket, potrebbe profilarsi presto la stangata giudiziaria. Interrogato dai pubblici ministeri della Dda di Napoli, il neo pentito ha già redatto decine di pagine di verbali: circostanziati atti d’accusa nei quali i nomi dei protagonisti restano al momento omissati, ma intanto i primi tre aguzzini sono già finiti in manette, vale a dire gli emergenti ras Cesare Duro, Fabio Pecoraro, Raffaele Petriccione e Alessandro Festa, tutti arrestati pochi giorni fa con l’accusa di aver fatto parte dell’agguerrita paranza capeggiata dai reggenti Salvatore Di Vaio e Giovanni Perfetto, anch’essi dietro le sbarre. La decisione di Palmieri di collaborare con la giustizia risale a pochissimi mesi fa. Il 20 gennaio scorso l’ex uomo dei “Capitoni” punta il dito contro Cesare Duro: «Ha sempre fatto parte degli Scognamiglio. Nel gruppo posso dire che era quasi allo stesso livelli di omissis che con lui si confrontava con tutto. Da quando è stato messo agli arresti domiciliari ha partecipato a tutte le riunioni che si tenevano nel parco. Gestiva al telefono la piazza di omissis. Quando fu scarcerato gli fu dato il telefono sul quale chiamavano gli acquirenti e lui passava l’ordine al pusher di turno dicendogli dove andare a consegnare la droga». Insomma, il gruppo dei “Capitoni” continuerebbe tutt’ora a fare affari d’oro con il racket e lo spaccio di stupefacenti: «La piazza aveva a oggetto cocaina che si prendeva da omissis. Non so cosa percepisse Duro dagli Scognamiglio. So che omissis pagava le spese legali a Duro. Lo so perché l’ho visto. Quando stava in carcere prendeva una settimana da omissis pari a 250 euro. Duro condivideva con noi il nostro proposito di uccidere i capi del gruppo omissis». Il pentito tira però in ballo anche gli altri indagati. Sul conto di Fabio Pecoraro, Emmanuele Palmieri ha affermato: «Lo conosco da quando sono piccolo; abbiamo iniziato come spacciatori in una piazza a Marianella per conto di Carlo Davide Lo Russo, detto “Lellè”, figlio di Carlo Lo Russo. Poi abbiamo spacciato on demand per Ciro Culiersi, detto “birretella”». E ancora: «Fabio Pecoraro ha partecipato omissis. Percepiva una settimana dagli Scognamiglio di circa 700-800 euro, non aveva un’arma sua». Quanto a Raffaele Petriccione “’o pazz”: «Ha fatto parte prima del gruppo di Ciro Perfetto e poi del gruppo di “abbasc Miano”; oltre alla droga e alla gestione delle piazze, ha avuto il ruolo di filatore omissis. Fu arrestato insieme ad Alessio Sepe e Luca Gallotti per detenzione di armi». L’ultimo passaggio è dedicato ad Alessandro Festa “fasolella”: «La sua affiliazione al clan si ebbe dopo l’arresto di Carlo Lo Russo e poco prima dell’arresto di Ciro Perfetto. Appena entrato nel clan gli fu assegnata la gestione delle estorsioni che commetteva insieme omissis che è cugino di Gaetano Cifrone “’o biondo”». Il cerchio investigativo inizia a chiudersi.

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