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Camorra, spaccio e agguati: tegola sui ras della faida di Pianura

Camorra, spaccio e agguati: tegola sui ras della faida di Pianura

Il Riesame gela Emanuele Marsicano, accuse confermate anche per lo zio Ciro: rimane in cella

NAPOLI. Confidava in un ridimensionamento delle accuse formulate a suo carico e invece si è ritrovato, suo malgrado, a dover fare i conti con la prima tegola giudiziaria. Il tribunale del Riesame ha confermato su tutti i punti l’ordinanza di custodia cautelare che il mese scorso ha portato dietro sbarre il babyras di Pianura, Emanuele Marsicano, emergente capozona inquadrato dagli inquirenti della Procura antimafia come uno dei registi dell’ultima faida che ha insanguinato il popolare quartiere della periferia ovest di Napoli. La stessa sorte è toccata anche allo zio Ciro Marsicano, per il quale i giudici delle Libertà hanno confermato la solidità dell’impianto accusatorio. Emanuele Marsicano, oltre alle accuse di associazione mafiosa (in qualità di capo e promotore) e droga, deve rispondere anche dell’agguato ordito ai danni di uno dei principali narcos del quartiere: le indagini sul micidiale agguato che il 23 luglio 2021 è quasi costato la vita a Divano, centrato da diversi proiettili allo stomaco e al braccio destro, sono decollate grazie all’intenza attività di intercettazione ambientale e telefonica svolta dalla polizia. Alla base del raid ci sarebbe stata  sposito-Marsicano-Calone e Carillo-Perfetto di imporre il proprio controllo sulla base di spaccio gestita: «Francesco Divano e suo figlio Cesare - scrivono gli inquirenti - si pongono l’amletico dubbio su chi soddisfare». E ancora: «Per cercare di risolvere la diatriba tra le due fazioni, che danneggia anche la sua attività, Francesco Divano propone la creazione di un “consorzio di capipiazza” che possa garantire il pagamento al favorito gruppo Esposito-Marsicano, adottando un criterio di protezione di massa per respingere eventuali ritorsioni del gruppo Carillo, anche perché, coinvolte nella medesima situazione, si trovano le “piazze” riconducibili a “Nirone” e ad Antonio Musto». Il piano non andrà però a buon fine e quello che ne scaturirà sarà l’ennesimo spargimento di sangue. Francesco Divano, stando a quanto emerso dall’inchiesta, per diverse settimane è stato avvicinato e minacciato dagli esponenti del cartello di via Napoli. L’escalation di tensioni arriva al capolinea il pomeriggio del 23 luglio, quando il narcos viene affrontato da Emanuele Marsicano, accusato di tentato omicidio e dal suocero di quest’ultimo, Carlo Esposito. Il giovane ras, affrontando Divano, mette subito in chiaro le cose: «Io sono un guaglione serio, parecchie cose non le ho fatte, da oggi in poi se volete faticare dovere stare...». E ancora: «Se poi ti devo fare vedere che tu non mi porti rispetto allora...». Pochi istanti dopo gli investigatori registrano il rumore di un colpo d’arma da fuoco: «Ma che hai combinato Manuè... oh, fermati un poco non ti muovere», esclama Carlo Esposito, che ha evidentemente assistito in diretta all’agguato. «Guagliù, portatemi all’ospedale», urla con sofferenza Divano, che sanguinante e disperato aggiunge: «Manuè, ti voglio bene ’o zì... no Manuè... no Manuè, ti voglio bene! Ma perché, che ti ho fatto? Guagliù, portatemi all’ospedale».

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