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Finanzieri corrotti da Scavone, è caccia alle talpe del manager

Finanzieri corrotti da Scavone, è caccia alle talpe del manager

Tangenti ai pubblici ufficiali, il fedelissimo Francesco Barbarino rivela: «Aveva un’informativa della pg. Nessun controllo a Capodichino, era protetto»

NAPOLI. Grazie all’imponente mole di denaro liquido nella propria disponibilità avrebbe tenuto a “libro paga” undici pubblici ufficiali, che fino al 2019 hanno chiuso un occhio evitando accertamenti fiscali e valutari sul suo conto. L’imprenditore Luigi Scavone, ex patron del colosso del lavoro interinale Alma già condannato per evasione fiscale, avrebbe però avuto accesso, grazie ad alcuni finanzieri infedeli, anche a informazioni di natura investigativa: vere e proprie soffiate, che gli avrebbero consentito di monitorare in tempo reale, o quasi, le mosse dei pm. L’inchiesta, rivelata in esclusiva ieri dal “Roma”, ha preso piede nel marzo del 2019 in seguito all’arresto di Scavone e al sequestro di alcuni dispositivi elettronici a lui riconducibili. Sotto indagine sono così finiti anche undici esponenti delle forze dell’ordine: sette finanzieri, due poliziotti, un agente di polizia marittima e un militare della guardia costiera. Accusati a vario titolo di corruzione, falsificazione di scritture di servizio e accesso abusivo al sistema informatico Ced-Sdi, per il momento restano tutti a piede libero. La Procura per dieci di loro ha chiesto l’arresto, ma il gip ha respinto l’istanza. Motivo per il quale il pubblico ministero ha presentato appello al Riesame, sede in cui ha trovato parziale accoglimento: i giudici hanno infatti disposto gli arresti domiciliari per Scavone (difeso dal professor Alfonso Furgiuele e dall’avvocato Fabio Carbonelli) e la sospensione dal servizio per cinque pubblici ufficiali (gli altri indagati sono difesi invece, tra gli altri, dagli avvocati Roberto Saccomanno, Danilo Laurino, Antonio Di Marco, Antonio Barbieri, Massimo D’Errico, Giuseppe Laudante, Giuseppe Pellegrino e Vincenzo Maiello). Le misure non sono state però eseguite in quanto il provvedimento è stato impugnato mediante ricorso per Cassazione, alla quale spetta ora l’ultima parola. Agli atti dell’inchiesta ci sono però anche le scottanti dichiarazioni accusatorie rese da Francesco Barbarino, fedelissimo di Scavone e anch’egli manager di Alma, il quale il 28 ottobre del 2020 ha rivelato: «Ho preso in diverse occasioni l’aereo da Capodichino in compagnia di Scavone, in almeno un’occasione si trattava del suo aereo privato. In tali occasioni venivamo trattati come se fossimo polizia giudiziaria, infatti due finanzieri venivano sempre a scortare Scavone». Sul punto, il manager ha poi aggiunto: «Scavone aveva al massimo un controllo blando come quello descritto per il mio bagaglio, anche perché se la vicinanza con Scavone faceva sì che non controllassero me, di certo simile accortezza era riservata anche a lui che era il “capo”. Infatti voglio evidenziare che non era lui “amico” dei finanzieri, ma erano i finanzieri “amici” suoi. Tanto che spesso in sala vip i due finanzieri si sperticavano in lodi nei confronti di Scavone verso il quale avevano un atteggiamento deferente». E ancora: «Spesso Scavone si vantava di avere grande rapporto con i finanzieri tanto che riusciva a passare superando la fila, evitando i controlli di Capodichino, e ci teneva molto a impressionarmi evidenziando come in effetti avesse rapporti anche con gli alti vertici della finanza. Ricorso una particolare amicizia con un alto ufficiale. Più volte mi riferì di poter vantare la sua protezione». Nel corso dello stesso interrogatorio Barbarino fa però riferimento anche a un’altra circostanza, un favore che Scavone avrebbe ricevuto e che vedrebbe coinvolta una talpa negli uffici investigativi: «Ricordo che all’epoca dell’arresto di Savini e Ruggia per l’indagine sul consorzio Gli, Scavone andò a Vercelli, mi mostrò prima una informativa della guardia di finanza in cui si evidenziava in maniera puntuale che, a parere della polizia giudiziaria, la Alma era la prosecuzione della Gli nei suoi affari illeciti e poi successivamente mi mostrò la medesima informativa con la parte relativa ad Alma stralciata. Scavone non mi ha però mai parlato delle utilità che concedeva a questi rappresentati delle forze dell’ordine per ottenere favori e protezione». Un giallo destinato a infittirsi in attesa del pronunciamento della Corte di Cassazione fissato per ottobre.

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