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12 Agosto 2022 - 11:16
Era stato ricoverato al Cardarelli nella mattinata del 16 luglio scorso
Napoli. E’ giallo fitto sulla morte dell’operaio 65 enne Gerardo Buonaurio, deceduto lo scorso 27 luglio, dopo 10 giorni di agonia trascorsi nel reparto di rianimazione dell’ospedale Cardarelli di Napoli, dov’era stato ricoverato nella mattinata del 16 luglio scorso, accompagnato forse da un compagno di lavoro, a seguito di un incidente sul lavoro, che qualcuno voleva far passare come un incidente stradale. Indagata con l’accusa di omicidio colposo e responsabilità colposa, la dottoressa A.V, in servizio al Cardarelli. La salma, posta sotto sequestro subito dall’autorità giudiziaria subito dopo il decesso, solo martedì scorso è stata sottoposta all’esame autoptico su disposizione della Procura di Napoli. Ieri i funerali nella chiesa di San Giovanni a Marianella. Ad indagare sono gli uomini della polizia di stato, che quasi certamente nel corso di queste tre settimane, (dalla data del ricovero e quella dell’autopsia), hanno potuto raccogliere sostanziosi elementi investigativi per ritenere che l’uomo poteva essere salvato e che qualcuno non ha fatto in pieno il proprio dovere. Dall’altra parte della “barricata”, affinché la vicenda non finisca nel dimenticatoio, la figlia della vittima ha dato incaricato agli avvocati Angelo Melone (titolare della società di consulenza “Angelo Melone International Consulting”, una tra le prime società di consulenza italiane in lobbying e legal affairs, che opera da oltre dieci anni nel campo della responsabilità civile e della malasanità, specializzata tra l'altro, nella gestione di pratiche di risarcimento per macro lesioni e mortali derivanti da sinistri stradali o sul lavoro) e Ciro Della Torre per essere assistita. Un suo parente ha dichiarato: “Vogliamo la verità sulla morte di Gerardo. Vogliamo capire cosa è successo e se la morte di Gerardo poteva essere evitata”. Ma andiamo per ordine nella ricostruzione parziale delle brutta vicenda. Gerardo Buonaurio, una persona per bene, attaccata ai valori della famiglia e dedito solo alla figlia e nipoti, è uscito per l’ultima volta dalla sua abitazione (nel quale vive anche la figlia) nella mattinata del 16 luglio, dicendo alla figlia che sarebbe rientrato all’orario di pranzo come di consueto. Questo però non succede. Alcune ore dopo la figlia Michela, preoccupata del ritardo del padre, viene informata da un conoscente che il padre era stato portato al Cardarelli. L’uomo benché ferito al femore ed alla clavicola, riesce a parlare con il padre, invitandola a non preoccuparsi e che era in attesa di essere sottoposta ad una Tac e che comunque si sentiva bene. Questa è stata l’ultima volta che la figlia è riuscita a sentire la voce del padre. In nottata la situazione si complica e la figlia viene informata che vi era necessità d’intervenire a seguito di un trauma cranico. Da quella notte, il vuoto o quasi. Poche e frammentarie le notizie fornite ai familiari. Mercoledì 27 luglio il decesso a seguito di arresto cardio circolatorio. Ora la parola passa ai medici incaricati dalla Procura e, ai consulenti incaricati dai familiari della vittima. Perché quest'uomo che è giunto che parlava e spiegava l’accaduto è deceduto? La sua morte poteva essere evitata. Ma come realmente sono andati i fatti? A tutte queste domande dovranno dare delle risposte quanti stanno indagando sulla morte di una persona perbene.
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