Tutte le novità
17 Agosto 2022 - 07:07
NAPOLI. Nulla c’entrava e infatti gli ultimi sospetti su Maria Licciardi si sono dissolti, confermando i primi accertamenti compiuti nell’inchiesta sul clamoroso furto del “Cristo Benedicente” nella Basilica di San Domenico Maggiore, brillantemente risolto dalla polizia. Alla boss di Secondigliano si era rivolto, secondo l’accusa e ferma restando la presunzione d’innocenza di tutti gli indagati fino a condanna definitiva, un emissario del capo della paranza che aveva organizzato il colpo.
Ma la sorella di Vincenzo, pur ascoltando attentamente, non si sbilanciò e nelle settimane successive non si è mai interessata alla vicenda, come è emerso dalle intercettazioni. “Donna Maria, scusatemi. Ma ho un grosso affare da proporvi e perciò mi sono permesso di disturbarvi a casa”. Così l’8 gennaio 2021 esordì Antonio Mauro al cospetto della ras del clan Licciardi, “a’ piccerella” sorella dei boss Gennaro e Vincenzo. Aveva ottenuto un appuntamento e parlò anche a nome del cognato Vincenzo Esposito “o’ francese”, il capo della paranza di ricettatori entrati in possesso del “Cristo Benedicente” di Girolamo Alibrandi, allievo prediletto di Leonardo da Vinci.
Sono stati però scoperti e in 6 sono ora indagati in stato d’arresto per il clamoroso furto dalla basilica di San Domenico Maggiore, tra cui il basista e i 2 ladri. Tutti da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva. Maria Licciardi diede genericamente la disponibilità ad attivarsi per trovare un acquirente del prezioso quadro, ma non è mai stata indagata non avendo avuto nemmeno il tempo di attivarsi. Il dialogo con Antonio Mauro però ha rappresentato la svolta nelle indagini. Il 51enne, non immaginando di essere intercettato da una microspia fece un’involontaria confessione tirando in ballo nel racconto anche alcuni complici.
“Abbiamo il dipinto, che ora è al sicuro, vale un sacco di soldi e volevamo chiedervi se volevate partecipare all’affare aiutandoci a trovare un acquirente”. L’inchiesta, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli, è decollata poco prima dell’arresto di Maria Licciardi. Sono stati i poliziotti della sezione “antirapina” della Squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Luigi Vissicchio, commissario Raffaele Giardiello) insieme con i Ros e il Nucleo tutela patrimonio dei carabinieri a risalire al gruppo entrato in azione in 2 distinti fasi. Prima il furto a pochi giorni da Natale 2020, agevolato dal custode della basilica Pasquale Ferrigno e compiuto da Marco Fusaro e Tommaso Boscaglia.
Poi la ricettazione, con l’aggravante mafiosa per aver cercato di agevolare il clan Licciardi, di cui sono accusati Vincenzo Esposito, il genero Domenico De Rosa e Antonio Mauro. Nell’inchiesta compare anche Silvio Vitagliano, ai domiciliari dopo che nella sua abitazione fu trovato il dipinto in olio su tavola. L’8 gennaio 2021 il cognato del “francese” cercò di coinvolgere nella vicenda Maria Licciardi. Ma l’affare sfumò perché il 16 successivo grazie a indagini diverse dalle intercettazioni la polizia risalì a Vitagliano e lo arrestò in flagranza di reato.
Il 36enne commerciante incensurato non ha mai collaborato con la giustizia, così come nessuno dei destinatari del fermo ha confessato con i pm che li interrogavano in questura. Impegnati nella difesa sono gli avvocati Marzotti, Fabozzi ed Esposito. Il “Salvator Mundi” napoletano, che era scomparso dalla Sala degli arredi sacri di San Domenico Maggiore, è di inestimabile valore. Un “gemello” del dipinto è stato venduto dalla casa d’asta “Christie’s” di New York a uno sceicco arabo per 450 milioni di dollari a uno sceicco arabo.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo