Tutte le novità
20 Agosto 2022 - 11:41
La denuncia di “Nessuno tocchi Ippocrate”. Cappiello (Anaao): «Parliamo di una carenza atavica per la quale non si fa nulla»
NAPOLI. È notizia recente che sul territorio si può disporre solo di 3 medici del 118, tutte le altre ambulanze sono di tipo infermieristico. Gli unici camici bianchi presenti stanotte sono sulle postazioni di San Paolo, Pianura e San Gennaro. È la denuncia che viene fatta dalla pagina Facebook “Nessuno tocchi Ippocrate”, attiva sui social per alimentare il dibattito sulle carenze della sanità pubblica. Da anni infatti la sanità pubblica soprattutto in Campania langue mentre governi e giunte regionali si susseguono facendo orecchie da mercante.
Maurizio Cappiello è dirigente medico dell’ospedale Cardarelli ed è vice segretario regionale di Anaao Assomed, lo abbiamo raggiunto per raccogliere le impressioni dei medici e più in generale degli operatori del settore interessato per comprendere cause – e possibili soluzioni – del dramma della sanità a Napoli e in Campania.
Dottore, che fine hanno fatto i medici?
«Quella dei medici del 118 è una carenza storica dei reparti dell'urgenza, le cause principali sono le pessime condizioni di lavoro, prima fra tutte il degrado in cui versano tanti pronti soccorso, ma soprattutto una medicina generale da riformare, il fenomeno delle aggressioni che spinge tanti alla fuga, il contenzioso medico-legale: queste sono le principali ragioni che spingono tantissimi colleghi a fuggire dall'emergenza 118 e a rifugiarsi in ospedale. Evidentemente le strutture ospedaliere vengono percepite come più sicure, nonostante anche lì si verifichino diverse aggressioni, che sono ovviamente da condannare».
Parliamo del Cardarelli, qual è la situazione attuale?
«Il Cardarelli è il più grande ospedale del centro-sud: rappresenta il livello massimo dei problemi che si possono avere all'interno di una struttura ospedaliera, va spesso incontro a fenomeni di sovraffollamento che portano alla presenza di così tanti pazienti da dover chiudere il Ps, come del resto è accaduto quest’anno per ben 6 volte. Si sono raggiunti picchi di 150 pazienti all’interno del pronto soccorso contemporaneamente, con una disponibilità di camici bianchi più che dimezzata: da 46 a 22. Questo è naturalmente un circolo vizioso: meno medici ci sono, più il carico di lavoro diventa insostenibile, più medici decidono di fare le valigie e andare via».
Rischiamo di dover fare come la Calabria e di doverci appellare a dottori provenienti da Cuba?
«Sì, ci stiamo avviando ad un punto di non ritorno, per garantire un minimo di assistenza e soprattutto per non chiudere i punti ricettivi, dovremo appellarci a medici stranieri. Noi come Anaao Assomed saremmo tuttavia contrari, le soluzioni ci sono e vanno praticate».
Quali sono e soprattutto chi sono gli interlocutori? Il governo? La regione?
«Ci sono soluzioni sia livello nazionale che a livello regionale. Il governo dovrebbe garantire più ferie, incentivare il lavoro garantendo il riposo psico-fisico a chi sta in prima linea, migliorando le condizioni di sicurezza. Io stesso sono promotore di una proposta di legge per trasformare i membri del personale sanitario in pubblici ufficiali. Fondamentale è anche depenalizzare la colpa medica; la regione intanto dovrebbe aumentare il numero dei posti letto – la Campania ne ha ben 1.400 in meno rispetto a quelli che le norme imporrebbero – e in ultima battuta occorrerebbe investire in ospedali di comunità e case della salute per decongestionare gli ospedali e migliorare la vita di chi cura e di chi è curato. Purtroppo abbiamo chiesto più volte un incontro a Palazzo Santa Lucia, tuttavia non abbiamo mai ricevuto risposta».
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo