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25 Agosto 2022 - 06:00
Il figlio del boss Alfredo “'o biondo” spedito a Poggioreale
NAPOLI. Avrebbe compiuto ben 6 violazioni al regime degli arresti domiciliari e il magistrato di Sorveglianza lo ha punito con un’ordinanza di aggravamento della misura, revocandogli gli arresti domiciliari e spedendolo a Poggioreale: gli sono costati caro soprattutto gli incontri in strada con pregiudicati. Non proprio una buona notizia per Simone Sorianiello, 28enne napoletano del Rione Traiano, figlio del boss detenuto Alfredo”o’ biondo”. Ogni irregolarità riscontrata dai carabinieri della locale stazione è finita in procura e in tribunale, cosicché ieri mattina gli stessi militari sono andati a casa del giovane e gli hanno notificato il provvedimento restrittivo. Deve comunque ritenersi fortunato: almeno ha trascorso il Ferragosto a casa e non è detto che non possa tornarci, se in cella manterrà un comportamento irreprensibile. Simone Sorianello salì per la prima volta alla ribalta della cronaca a dicembre 2018. Fino ad allora era conosciuto dalle forze dell’ordine ma non era mai incappato in accuse gravi. Quel giorno i carabinieri eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 47 esponenti della malavita di Rione Traiano e Soccavo, legati ai clan Grimaldi, Vigilia e appunto, Sorianiello. L’indagine riguardava una serie di estorsioni aggravate dal metodo mafioso per favorire le associazioni di appartenenza, all’epoca dell’inchiesta unite sotto la bandiera del boss Ciro Grimaldi “Settirò”. Successivamente il pentito Enzo Carra, esponente di primo piano del clan Cutolo alleato dei Sorianeillo, ha fatto riferimento in un verbale (di cui scriviamo a parte) al 28enne arrestato ieri definendolo il “reggente del gruppo della “99” di via Catone insieme al fratello Fortunato quando il padre era detenuto. Ma la mazzata giudiziaria è arrivata il 9 aprile 2021. Infatti per la camorra di Soccavo anche in appello i giudici non usarono la mano leggera, anche se rispetto al primo grado le pene sono state alleggerite quasi per tutti, sia pur di poco. Il processo era nato proprio dall’indagine sulla cosca Grimaldi, sotto la cui egida allora c’erano sia i Sorianiello che i Vigilia, successivamente entrati in contrasto. Così, i magistrati della quarta sezione hanno inflitto le condanne più gravi ad Alfredo junior Vigilia e a Luigi Vigilia (19 e 18 anni di reclusione) mentre a Simone Sorianiello sono stati comminati 11 anni. La sentenza non è definitiva e gli imputati fino alla condanna definitiva devono essere considerati innocenti. Tra gli imputati principali figuravano anche Salvatore Paolillo e i 3 Mazziotti, Francesco, Giuseppe e Salvatore. Unica donna alla sbarra era Maria Piccinini, che ha incassato una diminuzione di pena da 12 a 8 anni. Per quasi tutti è scattata, come pena accessoria, l’interdizione dai pubblici uffici oltre al pagamento delle spese processuali.
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