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26 Agosto 2022 - 13:29
NAPOLI. Negli ambienti dei De Micco, i famigerati “Bodo” di Ponticelli, si temeva che Flavio Salzano potesse pentirsi dopo l’arresto. Era latitante, ma si sapeva che il 30enne esponente di primo piano del clan, al punto da partecipare in prima persona secondo gli inquirenti all’omicidio della boss Nunzia D’Amico “a’ passilona”, prima o poi sarebbe stato catturato: tra l’altro si nascondeva nel quartiere rimanendo sempre in zona .
Così, il 30 agosto 2016 scattò la trappola e fu ammazzato dai suoi soci di camorra. Il racconto, reso ai pm della Dda, è del pentito Rosario Rolletta che oltre a indicare gli autori dell’agguato ha fatto riferimento anche alle voci che giravano in quel periodo all’interno del clan. Anche perché, aggiungono gli investigatori che storicamente hanno seguito le vicende criminali di Ponticelli, Flavio Salzano veniva da una buona famiglia e avrebbe potuto ricevere pressioni per cambiare vita.
Lui stesso aveva studiato ed era un camorrista atipico. Però sapeva troppo e avrebbe rappresentato un enorme pericolo il suo eventuale pentimento, mai però ipotizzato dall’interessato nelle confidenze con amici e familiari. A dimostrazione che in certi ambienti non servono fatti concreti per morire: basta una suggestione. Con la consueta premessa che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati, ecco le dichiarazioni di Rosario Rolletta ai magistrati antimafia sull’omicidio del braccio destro del ras Antonio De Martino.
“L’omicidio di Flavio Salzano è stato commesso da Francesco De Bernardo. Antonio De Martino mi chiamò dopo e mi chiese di andare a recuperare De Bernardo ma io non c’ero e non feci il recupero. Dopo venni a sapere che era morto Flavio. Non sapevo che si dovesse commettere quell’omicidio. Antonio De Martino mi chiamò a cosa fatta e mi disse che dovevo andare a recuperare De Bernardo “dietro alle terre”. Il giorno dopo mi spiegò che avevano avuto dei problemi con un’altra persona di cui però non mi fece il nome”.
All’epoca già la dinamica del delitto fece pensare a un’epurazione interna. Sembrò un’esecuzione, con 2 colpi di pistola esplosi alla testa di sera in una zona isolata di Ponticelli, via Cupa San Michele. Chi poteva sapere dove si nascondeva il latitante Flavio Salzano, se non persone del suo clan? A trovare il corpo furono i poliziotti del commissariato Ponticelli, allertati da una telefonata anonima. A pochi passi dalla Ford su cui c’era il 29enne senza vita, il cui furto era stato denunciato a giugno, gli investigatori repertarono a5 bossoli calibro 9. Rosario Rolletta era un factotum dei “Bodo”. Nel suo primo verbale da collaboratore di giustizia ha dichiarato di aver compiuto tutti i reati per loro: dalle zioni violente contro chi non pagava il “pizzo” agli omicidi. “Ma non ho mai sparato”.
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