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27 Agosto 2022 - 16:11
I retroscena di due agguati nel racconto del pentito Rosario Rolletta
NAPOLI. “Fu Flavio Salzano, in qual periodo ai vertici del clan, a organizzare l’omicidio della “Passilona”. Nunzia D’Amico dava molto fastidio ai De Micco perché voleva comandare”. Sta in queste due frasi del pentito Rosario Roletta, ex malavitoso tuttofare dei “Bodo”, il retroscena dell’omicidio di Flavio Salzano, vittima di un’epurazione interna perché nel clan si temeva che potesse pentirsi una volta arrestato.
Era infatti latitante quando cadde in una trappola tesagli da chi sapeva dove si nascondeva e gli diede appuntamento di notte in una zona isolata di Ponticelli. Il 29enne originario di Volla conosceva troppi segreti, a cominciare dal nome degli assassini della “Passilona”, la boss dei D’Amico che reggeva il clan del “Conocal” in assenza dei fratelli detenuti. Lui stesso li aveva mandati, secondo il collaboratore di giustizia.
Ecco alcuni passaggi del verbale d’interrogatorio reso ai pm della procura antimafia, con la consueta premessa che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria. “In passato”, ha dichiarato Rosario Rolletta, “ho partecipato a fatti di sangue, compreso l’omicidio di Nunzia D’amico. Ma ho solo incendiato la macchina utilizzata. Siamo andati io e “Rocchino”, Rocco Capasso. L’organizzatore è stato Flavio Salzano e vi hanno partecipato Antonio De Martino e Francesco De Bernardo. Il giorno prima li sentii parlare tutti e 3 a San Rocco dell’agguato”.
Alla domanda del pubblico ministero della Dda se fosse a conoscenza del movente del delitto, il pentito ha risposto così: “la “Passilona” dava molto fastidio al clan De Micco perché voleva comandare lei”. Nel corso dello stesso interrogatorio Rosario Rolletta ha aggiunto altri particolari. “La macchina non dovevo incendiarla io, fu Rocco Capasso a chiedermi di farlo. Zia Carmela mandò a chiamare “Rocchino” e poi mi disse, mentre aspettavo sotto al palazzo con il ruolo di vedetta, che sarebbe arrivato Rocco. In quel periodo comandava Salzano; in macchina sono partiti Antonio De Martino e Francesco De Bernardo”.
Va sottolineato (per il principio della presunzione d’innocenza) che quest’ultimo non ha subito arresti né condanne per l’omicidio della boss; “XX” invece ha incassato l’ergastolo in primo grado. Nella ricostruzione della procura in giudizio i 2 in auto c’erano De Martino e Salzano mentre non c’è certezza sul terzo uomo. Nunziata D’Amico detta “Nunzia” o “Passilona”, fu uccisa all’arrivo al “Conocal” da un sicario armato di una pistola calibro 9x21 che si avvicinò a piedi a lei.
Ad attenderlo c’erano 2 complici secondo gli investigatori, uno dei quali travestito con una parrucca bionda, a bordo della Suzuki Swift poi trovata bruciata in via Vicinale Ravioncello. Erano le 13 e 15 dell’11 ottobre 2015 e la donna tornava dal carcere di Santa Maria Capua Vetere, dov’era rinchiuso uno dei 6 figli avuti in tre matrimoni, ed era appena scesa dalla macchina della nuora per rincasare, in via al Chiaro di Luna a Ponticelli.
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