Cerca

Ecco la statua che ha ucciso Lavinia, inchiesta a Monaco

Ecco la statua che ha ucciso Lavinia, inchiesta a Monaco

Aperta l’inchiesta: si indaga sulla stabilità dell’arredo del giardino dell’albergo di Monaco

NAPOLI. Una statua di cemento, alta un metro e ottanta e dal peso di circa cento chili: eccola, nella foto recuperata dal “Roma”, la scultura che ha ucciso la piccola Lavinia Trematerra, bimba di appena 7 anni (compiuti lo scorso 18 aprile) morta nel pomeriggio di venerdì nell’albergo Admiral di Monaco di Baviera, lì dove era in vacanza con i genitori. Il viaggio nell’Europa centrale, iniziato a Vienna e proseguito in Baviera, si è concluso in tragedia per la famiglia Trematerra.

Inconsolabile il dolore della madre, Valentina Irene Poggi, e del padre, l’avvocato Michele Trematerra. I due hanno lasciato l’hotel Admiral, lì dove si è consumata la tragedia, e si sono spostati in un albergo vicino al consolato italiano a Monaco di Baviera, dove il console Enrico De Agostini si è subito impegnato per assistere la famiglia. L’avvocato Trematerra si è rivolto ad un legale italiano che lavora in Germania per seguire le indagini.

La polizia tedesca sta lavorando, in particolare, per capire come mai la statua sia improvvisamente caduta. Tra i dubbi c’è sicuramente la stabilità della statua e sull’erba bagnata attorno al monumento ornamentale. Si tratta di statue libery prodotte in serie tra gli anni ‘20 e ‘30. Gli esperti del settore, nel vedere la foto della statua, spiegano che questo tipo di ornamento andrebbe ancorato con del ferro a una base di cemento mentre il monumento sembrerebbe fosse soltanto appoggiato sul terreno. Oggi è attesa la decisione del pubblico ministero di Monaco in merito all’autopsia sul corpicino della piccola Lavinia.

Se il pm tedesco non dovesse procedere in automatico con la richiesta di autopsia, la famiglia Trematerra, attraverso il suo legale, potrebbe chiederla. Lo strazio per la perdita della loro piccola figlia non elimina la voglia di capire il perché di questa tragedia e se, come pare, poteva essere evitata. Se l’autopsia non dovesse essere disposta d'ufficio, ovviamente, i tempi sarebbero più lunghi, anche per il rientro a Napoli della salma. Se invece oggi fosse disposta l’autopsia, il corpicino di Lavinia potrebbe tornare a Napoli anche nella gioranta di martedì. Per capire meglio la vicenda, però, è bene fare un passo indietro e ricostruirla dall’inizio.

La tragedia si è consumata nel tardo pomeriggio di venerdì, intorno alle 19. Lavinia era scesa con il papà nel giardino dell'albergo. Con loro c’era Alice, compagna di classe di Lavinia alla scuola Belforte al corso Europa, anche lei in Baviera insieme con la famiglia. Le due bimbe stavano giocando vicino alla statua quando la scultura è crollata schiacciando la piccola Lavinia. Lì nei pressi, oltre all’avvocato Trematerra, c’erano anche i genitori di Alice, l’amica che giocava in giardino con Lavinia.

Fabrizia Iovino, madre di Eduardo, compagno di classe delle due bimbe, che ha parlato a lungo con la madre di Alice racconta: «La mia amica mi ha spiegato che lei era nella hall dell’albergo, a due passi dal giardino, quando ha sentito ha visto la figlia Alice venirle incontro urlando dopo aver visto la sua amica schiacciata dalla statua. Così è corsa, insieme col marito, in giardino. Loro due, insieme al papà di Lavinia e ad un’altra donna lì presente, hanno alzato la pesante statua dal corpicino della piccola».

Purtroppo, però, sin da subito la piccola ha perso tantissimo sangue. Dopo una decina di minuti sono arrivati i soccorsi per il trasporto in ospedale. Lavinia era ancora in vita ma si è capito subito che le sue condizioni erano disperate. Nel nosocomio tedesco è stata tentato una disperato intervento, ma Lavinia, che aveva il fegato completamente spappolato, è morta sotto i ferri.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori