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13 Settembre 2022 - 10:29
Appalti ospedalieri e racket, il processo entra nel vivo dopo il pentimento del boss. Stangata dietro l’angolo
Il gotha della camorra vomerese va alla sbarra dopo i clamorosi pentimenti del boss Luigi Cimmino e del figlio Franco Diego Cimmino e per la temibile cosca napoletana si avvicina il momento del verdetto giudiziario. Ieri mattina è stata celebrata la prima udienza-chiave del rito abbreviato e a tenere banco sono state le dichiarazioni rese dall’imputato Vincenzo Pone e l’interrogatorio al quale è stato sottoposto l’intermediario che sarebbe intervenuto nell’estorsione imposta al re del ghiaccio Salvatore Minopoli. In entrambi i casi le sorprese non si sono fatte attendere.
Pone, assistito dall’avvocato Giacomo Pace, ha sostenuto di non aver mai fatto parte del clan Cimmino, né tantomeno di essersi interessato della tangente estorsiva ai danni dell’imprenditore di Casalnuovo Giuseppe Fumarolo, che tra il 2012 e il 2017 aveva installato numerose slot machine nella zona collinare della città. Ebbene, l’imputato ha sostenuto di essere stato all’epoca contattato da Luigi Visone, difeso dall’avvocato Antonio Abet, per organizzare una festa con un neomelodico, in quanto era in quel periodo il manager dei cantanti Marco Calone e Rosario Miraggio. Pone non avrebbe però, a suo dire, mai preso parte all’estorsione: secondo l’accusa, invece, Fumarolo avrebbe dovuto versare al clan 500 euro al mese e Visone avrebbe fatto da intermediario tra Giovanni Caruson e l’imprenditore.
In merito all’estorsione ai danni dell’imprenditore Minopoli, di cui è accusato il ras di Chiaia Giovanni Cirella, è stato invece interrogato il teste Gagliotta. La difesa di Cirella, rappresentata dall’avvocato Giuseppe De Gregorio, ha sostenuto che il ras della Torretta avrebbe in realtà fatto da tramite per il recupero di un credito nell’interesse dell’imprenditore Minopoli. Secondo la Procura, invece, lo stesso Gagliotta era stato vittima di racket da parte di Cirella. Il gip non è stato però dello stesso avviso, tant’è Cirella è stato l’unico imputato ammesso all’ ab-breviato condizionato all’escussione del teste. Conclusa l’udienza, la palla torna dunque di nuovo alla pubblica accusa: il pm terrà la propria requisitoria entro la fine di questo mese, dopo di che sarà il turno delle discussioni degli avvocati. Il collegio difensivo è composto, tra gi altri, dagli avvocati Claudio Davino, Domenico Dello Iacono, Giuseppe Milazzo, Bruno Von Arx, Andrea Imperato, Immacolata Romano e Lelio Della Pietra.
L’inchiesta culminata nel maxiblitz dell’ottobre scorso aveva consentito di svelare un mastodontico giro di estorsioni, in particolare nel settore ospedaliero: vera e propria specialità del clan Cimmino. Per controllare gli appalti la camorra operava attraverso estorsioni e pressioni sulle imprese, contribuendo così ad affermare il controllo egemonico sul territorio e sulle attività economiche, lecite e illecite, del quartiere collinare. Personaggio centrale dell’inchiesta è Andrea Basile, mente economica della cosca, il quale reggeva il clan Cimmino da quando il boss Luigi finì dietro le sbarre. Ma secondo l’accusa quest’ultimo, grazie al figlio Franco Diego, avrebbe continuato ad avere le mani in pasta.
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