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Schianto a Marbella, Esposito e Boccia non erano soli

Schianto a Marbella, Esposito e Boccia non erano soli

NAPOLI. C’erano altri napoletani dei Quartieri Spagnoli a Marbella insieme con Esposito e Boccia lo scorso 11 settembre, quando i due sono caduti dalla motocicletta per sottrarsi all’alt della polizia spagnola. Per Salvatore “zeppolella” non c’è stato nulla da fare mentre Antonio “’o cacaglio”, gravemente ferito, si è ripreso in ospedale e ieri attraverso un video su Tik Toc ha rassicurato familiari e amici sulle sue condizioni.

È fuori pericolo e attende gli esiti degli accertamenti degli investigatori per sapere se potrà tornare a casa liberamente appena sarà in grado di farlo. Mentre la salma del 45enne fratello di Antonio “Papillon”, salvo cambiamenti dell’ultima ora, arriverà martedì a Capodichino per i funerali. Che cosa è successo a Marbella in quel tragico pomeriggio di domenica scorsa ancora non è completamente chiaro.

La polizia spagnola non ha fornito particolari sull’incidente, ma si sa che la motocicletta con Esposito e Boccia si è schiantata a causa della velocità contro un palo della corrente elettrica lungo una statale. “Sasà zeppolella”, che era alla guida, è morto all’istante mentre l’amico è sempre rimasto cosciente nonostante i traumi subiti. Ai Quartieri si dice che l’impatto sia stato provocato da una manovra degli inseguitori, ma non c’è nessuna conferma.

Mentre sembra certo che non si fossero fermati per un controllo, facendo partire così l’inseguimento. Così come è sicuro che nessuno dei due uomini aveva armi o droga addosso, per cui l’unica ipotesi per la quale “’o cacaglio” potrebbe essere sottoposto a fermo è quella di resistenza a pubblico ufficiale per non aver rispettato l’alt. Premesso che nessuno dei due era latitante, a Napoli si chiedono cosa ci facessero a Marbella (località turistica sulla Costa del Sol in Andalusia).

Non è chiaro ma si intensificano le voci dal territorio circa la presenza insieme a loro, di un terzo o di un quarto partenopeo dei Quartieri Spagnoli. Si è pensato alla gang degli orologi, con la caccia a turisti facoltosi, ma nulla viene addebitato a nessuno dalle autorità iberiche. Salvatore Esposito era originario di vico Canale a Tavernapenta: figlio di “Annarella” dei Quartieri Spagnoli e fratello del più noto Antonio soprannominato “Papillon”, legato ai Di Biasi “Faiano” e protagonista di vicende di malavita a cavallo degli anni duemila.

Antonio Boccia detto “o’ cacaglio”, è marito di Carmela Rippa della famiglia dei “core mio” di vico lungo San Matteo. Due personaggi notissimi nei vicoli tra via Toledo e corso Vittorio Emanuele. Antonio Esposito detto “Papillon”, figlio di un ras ammazzato negli anni ottanta in Francia da cui aveva ereditato il soprannome, finì in manette nel 2005 grazie a un’operazione della Squadra mobile della questura.

Aveva addosso una pistola semiautomatica di fabbricazione cinese calibro 9, con 6 cartucce. Arma che naturalmente fu sequestrata mentre l’indagato, accusato di porto e detenzione, concluse la giornata nel carcere di Poggioreale.

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