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Camorra, il boss Ciro Contini all’angolo: «Ha fatto un omicidio con noi»

Camorra, il boss Ciro Contini all’angolo: «Ha fatto un omicidio con noi»

Nuove accuse contro “’o nirone”, a puntare il dito è l’ex killer Tommaso Schisa

NAPOLI. Un’incudine pende sulla testa della boss Ciro Contini “’o nirone”. Destinatario due giorni fa di una nuova ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio dell’innocente Luigi Galletta, il 33enne ras di Capodichino potrebbe finire presto sotto indagine anche per un altro delitto ancora irrisolto: un fatto di sangue che ha visto protagoniste le cosche delle periferia est della città e i cui dettagli - al momento segretati - sono stati messi a verbale dal super pentito del clan Michini-De Luca Bossa.

Tommaso Schisa, ex affiliato e killer della mala di Napoli Est, è l’uomo che con le proprie dichiarazioni ha contribuito alla nuova svolta sull’omicidio dell’innocente Galletta, ucciso il 31 luglio 2015 per una vendetta trasversale maturata nell’ambito dell’ultima faida di Forcella.

Ma i colpi di scena sono solo all’inizio. La circostanza emerge dalle 71 pagine del provvedimento cautelare che - dopo il precedente annullamento del Riesame - giovedì mattina hanno portato al nuovo arresto di Contini jr per il delitto Galletta. Sul punto, l’11 novembre 2019 il collaboratore di giustizia ha rivelato: «L’omicidio del meccanico è stato commesso da Ciro Contini, per come mi disse lui durante la latitanza a casa mia, insieme a “’o nannone”».

E ancora: «Mi disse che a commetterlo furono lui e “’o nannone” (Antonio Napoletano, già condannato per il delitto, ndr). Me lo disse quando era latitante a Marigliano presso la mia abitazione. All’epoca dell’omicidio e quando era latitante apparteneva al clan Sibillo ed era lui che “manteneva” il clan. Io ero affiliato a capo della famiglia Schisa, alleata alle altre famiglie criminali Minichini e De Luca Bossa. Eravamo alleati anche ai Rinaldi».

In seguito “’o nirone” sarebbe però tornato all’ovile, cioè l’Alleanza di Secondigliano, in quanto nipote del capoclan Eduardo Contini “’o romano”. Nel corso dello stesso interrogatorio Tommaso Schisa ha però fornito anche ulteriori, scottanti dettagli: «Ciro Contini - ha spiegato il pentito - aveva buoni rapporti in particolare con Michele Minichini. Minichini mi presentò Contini presso l’abitazione di mia madre Luisa De Stefano.

Contini riceveva da noi appoggio per la sua latitanza o presso l’abitazione di mia madre, che si trova al rione De Gasperi di Ponticelli, oppure presso la mia abitazione a Mirigliano a via Pontecitra, oppure a casa dello stesso Michele Minichini a Barra a via Figurelle». Stando al racconto di Schisa, “’o nirone” non si sarebbe però macchiato soltanto dell’omicidio dell’innocente Luigi Galletta: «Con Ciro Contini eravamo come fratelli.

In una delle occasioni in cui parlammo delle azioni criminali compiute, visto che Contini ha anche commesso un omicidio con noi, come ho riferito in un precedente interrogatorio, questi mi raccontò dell’omicidio del meccanico. Mi disse che a sparare fu “’o nannone” e stavano insieme. Non mi disse la ragione dell’omicidio».

Intanto ieri mattina Contini, difeso dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Giovanni Abet, si è avvalso della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzia.

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