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24 Settembre 2022 - 11:41
Accusati di aver acquistato oltre 83 chili di “neve” dal Sudamerica: Oscar Pecorelli incassa un anno e mezzo, il fratello un anno e quattro mesi
NAPOLI. Sospettati di essere stati i registi di un colossale giro di cocaina, rischiavano di andare incontro a un pesante verdetto giudiziario. Il processo di primo grado che ha portato alla sbarra il ras di Miano, Oscar Pecorelli “’o malommo”, e il fratello Damiano Pecorelli si è invece risolto in un nulla di fatto o quasi. I due narcotrafficanti, sulle cui teste pendeva l’accusa di essere stati nel 2013 gli acquirenti di un carico di oltre 83 chili di “neve”, al termine del rito abbreviato sono riusciti a cavarsela con una condanna a poco più di un anno a testa. Un verdetto inatteso, se non clamoroso, soprattutto tenendo conto del fatto che i due Pecorelli rischiavano fino a dieci anni di reclusione a testa. In quest’ottica si sono però rivelate vincenti le argomentazioni difensive del legale dei fratelli ras, l’avvocato Domenico Dello Iacono, che nel corso del processo è riuscito a ridimensionare l’impianto accusatorio. Il gip ha infatti inflitto un anno e sei mesi a Oscar “’o malommo”, mentre Damiano ha rimediato un anno e quattro mesi. Quasi un’inezia, soprattutto tenendo conto della pesante contestazione spiccata a loro carico dagli inquirenti. Il processo che si è concluso giovedì mattina era lo stralcio di un procedimento più articolato, che partiva dalla Procura di Genova. Gli inquirenti liguri avevano all’epoca fatto luce su un maxi-traffico di droga, di cui si sarebbero resi protagonisti, oltre ai ras di Miano, alcuni narcotrafficanti sudamericani e una lunga serie di complici dislocati in diverse regioni italiane. La svolta sul caso era arrivata grazie al monitoraggio di alcuni telefonini criptati. Dalle conversazioni era emerso che Oscar e Damiano Pecorelli avrebbero dovuto ricevere un ingentissimo quantitativo di cocaina da lì a qualche settimana. Partono così gli appostamenti e nei pressi dell’Hotel Continental viene notata la presenza dei broker panamensi e, soprattutto, quella dei fratelli di Miano. L’incontro viene filmato e registrato, ma il lavoro dei finanzieri del Gico di Genova non è ancora terminato: intercettato il container (e il relativo codice identificativo) nel quale era stata trasportata la droga, scatta così il blitz. La retata viene messa a segno il 27 gennaio del 2013 nel porto di Gioia Tauro, in Calabria. Il quantitativo di droga che viene sequestrato è di quelli che mettono i brividi: 83,78 chili di cocaina purissima provenienti dal porto di Callao, in Perù. La sostanza stupefacente, ancora da tagliare, sarebbe stata poi trasportata via terra alla volta di Napoli. Il carico, grazie al tempestivo, intervento delle forze dell’ordine non è però mai arrivato a destinazione. Secondo la ricostruzione accusatoria, “’o malommo” e il fratello Damiano, anch’egli tra l’altro già coinvolto in altri procedimenti per droga, sarebbero stati i committenti di quel maxi-carico di cocaina. I due mianesi rischiavano di andare incontro a una pena severa, circa dieci anni di reclusione a testa: entrambi sono invece riusciti a cavarsela con poco più di un anno ciascuno. Il processo di primo grado innanzi al gip di Napoli è stato celebrato con la formula del rito abbreviato.
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