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Resa dei conti nel clan Cimmino

Resa dei conti nel clan Cimmino

La Dda non crede al pentimento del rampollo Franco Diego: chiesti 14 anni. Caruson rivela: «Da Fumarolo 180 euro per ogni macchinetta»

NAPOLI. Il processo di primo grado che ha portato alla sbarra il gotha della camorra dell’area collinare di Napoli entra nel vivo con la requisitoria del pm Celeste Carrano e in aula va in scena lo scontro tra due pezzi da novanta del clan Cimmino: lo storico ras Giovanni Caruson e l’emergente capozona Domenico Gargiulo. Non solo, le richieste di pena avanzate dalla Procura hanno riservato un inatteso colpo di scena: per il rampollo Franco Diego Cimmino, nonostante la sua decisione di collaborare con la giustizia, sono stati invocato ben 14 anni di reclusione. Segno che nel percorso di pentimento non tutto sta filando per il verso giusto: in particolare, l’ex ras non avrebbe ammesso le estorsioni contestategli.

Quella  di  ieri  mattina  è  stata  un’udienza a dir poco infuocata  il processo si sta celebrando con il rito abbreviato  iniziata con le dichiarazioni spontanee rese da Domenico Gargiulo, imputato per associazione mafiosa. Il 34enne ha ammesso la partecipazione al clan Cimmino, andando anche oltre l’accusa mossa contro di lui al momento dell’arresto. L’affiliato ha infatti sostenuto di aver fatto parte della cosca fino al 2021, dunque ben oltre il 2018, come ipotizzato dalla Procura. Preso atto dell’ammissionerivelazione,  il  pubblico ministero, ritenendo sussistenti gli elementi necessari, ha così chiesto la riformulazione del capo di imputazione. Una mossa, questa, che non è però andata giù a parte del collegio difensivo, il quale ha reclamato il diritto alla controprova, sostenendo la necessità di avere contezza di tutti gli atti di indagine. Il giudice ha ad ogni modo respinto l’istanza della Dda e, stabilendo che non ci fossero i presupposti per la riformulazione, ha lasciato inalterato lo “status quo”. L’udienza si è poi infuocata con le dichiarazioni spontanee rilasciate dal ras Giovanni Caruson.

Quest’ultimo ha sostanzialmente sconfessato il coimputato Antonio De Luca in merito all’estorsione compiuta ai danni dell’imprenditore Giuseppe Fumarolo, manager nel settore delle slot machine. In precedenza De Luca, ritenuto vicino al “sistema” di Casalnuovo, aveva affermato di non aver mai fatto da tramite per i Cimmino al fine di imporre la tangente, ma di aver solo sollecitato un “regalo” una tantum. Di tutt’altro avviso è stato Caruson, il quale ieri mattina ha sostenuto che Fumarolo «pagava da anni l’estorsione, 180 euro al mese per ogni macchinetta». A un certo punto i soldi, che venivano consegnati in un bar dell’Arenella, sarebbero arrivati in maniera discontinua ad Andrea Basile, reggente e mente economica della cosca. Basile avrebbe quindi incaricato Caruson e Vincenzo Pone di andare a Casalnuovo da Antonio De Luca per capire cosa stesse succedendo e che tipo di problema fosse insorto.

Superato lo scontro tra i due imputati eccellenti, l’udienza è poi proseguita con le richieste di pena del pubblico ministero della Dda e quella che si profila rischia di essere una vera e propria stangata: Salvatore Arena, 15 anni; Andrea Basile, 20 anni; Ciro Brandi, 4 anni; Giovanni Caruson, 18 anni; Gaetano Cifrone, 6 anni e 6 mesi; Franco Diego Cimmino, 14 anni; Luigi Cimmino, 9 anni; Giovanni Cirella, 7 anni e 6 mesi; Sergio D’Andrea, 12  anni; Antonio De Luca 6 anni e 6 mesi; Anna Esposito, 14 anni; Renato Esposito, assoluzione; Luigi Ferraiolo, 6 anni e 6 mesi; Eduardo Fiore, 11 anni e 10 mesi; Salvatore Frizziero, 4 anni e 6 mesi; Domenico Gargiulo,  15  anni;  Francesco  Luongo, 6 anni e 6 mesi; Giovanni Napoli, 9 anni; Salvatore Pellecchia, 16 anni; Vincenzo Pone, 12 anni; Fabio Rigione, 7 anni e 6 mesi; Mario Simeoli, 14 anni; Rosario Somma, 12 anni; Andrea Teano, 10 anni; Luigi Visone, 6 anni. Per gli altri imputati le richieste di pena sarano avanzate nella prossima udienza fissata per il 6 ottobre. A seguire sarà invece il  turno  del  collegio  difensivo  (composto tra gli altri dagli avvocati Bruno Von Arx, Lelio Della Pietra, Andrea Imperato, Claudio Davino, Domenico Dello Iacono, Giuseppe Milazzo, Antonio Abet, Immacolata Romano, Giacomo Pace e Giuseppe De Gregorio), chiamato a discutere nel tentativo di limitare le conseguenze giudiziarie per i propri assistiti.

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