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07 Ottobre 2022 - 09:38
Il figlio del ras Francesco ha ottenuto a sorpresa gli arresti domiciliari fuori regione
NAPOLI. L’iter giudiziario che a breve porterà alla sbarra i protagonisti dell’ultima faida di Pianura si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo il recente, favorevole verdetto del Riesame che lo ha scagionato dall’accusa associativa e dall’aggravante mafiosa, il presunto capopiazza Cesare Divano, figlio del narcos Francesco Divano ha ottenuto a sorpresa gli arresti domiciliari fuori regione.
Il gip, accogliendo in pieno l’istanza del difensore, l’avvocato Mauro Zollo, ieri mattina ha disposto l’immediata scarcerazione di Divano jr. Un verdetto alquanto inatteso, tenendo conto anche del fatto che il presunto pusher è stato l’ultimo degli indagati a finire in cella: si costituì infatti poco prima di Ferragosto, dopo un mese di latitanza.
Cesare Divano deve rispondere dell’accusa di droga, in quanto indiziato, insieme al padre Francesco, di essere stato il gestore di una prolifica piazza di spaccio nella zona di Pianura: proprio la “base” gestita dalla famiglia Divano sarebbe stata il “casus belli” di un feroce scontro tra i due cartelli rivali. Non solo, lo stesso Divano senior, ritrovatosi suo malgrado al centro della contesa, finì per subire un agguato, raid di cui si sarebbe resto responsabile il giovane ras Emanuele Marsicano. Le indagini sul micidiale raid che il 23 luglio 2021 è quasi costato la vita a Divano, centrato da diversi proiettili allo stomaco e al braccio destro, sono decollate grazie all’intenza attività di intercettazione ambientale e telefonica.
Alla base del ferimento ci sarebbe stata la reciproca volontà dei clan rivali EspositoMarsicanoCalone e CarilloPerfetto di imporre il proprio controllo sulla base di spaccio gestita: «Francesco Divano e suo figlio Cesare scrivono gli inquirenti si pongono l’amletico dubbio su chi soddisfare». E ancora: «Per cercare di risolvere la diatriba tra le due fazioni, che danneggia anche la sua attività, Francesco Divano propone la creazione di un “consorzio di capipiazza” che possa garantire il pagamento al favorito gruppo EspositoMarsicano, adottando un criterio di protezione di massa per respingere eventuali ritorsioni del gruppo Carillo, anche perché, coinvolte nella medesima situazione, si trovano le “piazze” riconducibili a “Nirone” e ad Antonio Musto». Il piano non andrà però a buon fine.
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