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Sistema Scavone, arriva la tegola dalla Cassazione

Sistema Scavone, arriva la tegola dalla Cassazione

Finanzieri corrotti per evitare i controlli, verdetto della Suprema Corte: l’ex manager di Alma va ai domiciliari, interdetti quattro pubblici ufficiali

NAPOLI. Regali agli “amici” in divisa per evitare accertamenti finanziari e controlli all’aeroporto di Capodichino, arriva l’attesissimo pronunciamento della Cassazione e per l’imprenditore Luigi Scavone, ex patron di Alma Spa, le cose si mettono piuttosto male. La Suprema Corte, dando seguito al precedente pronunciamento del Riesame, ha infatti accolto la richiesta della Procura di applicare al manager casertano la misura cautelare degli arresti domiciliari. Tegola anche per quattro pubblici ufficiali accusati di aver a vario titolo favorito gli affari di Scavone, intascando lussuosi soggiorni all’estero, biglietti per le partite del Napoli o per le gare della Moto Gp. La Cassazione ha infatti disposto l’interdizione per il finanziere Alfonso Mattiello, il finanziere Giulio Tortale, il poliziotto marittimo Vincenzo Abate e il militare della guardia costiera Vincenzo Vitiello. Le misure interdittive avranno una durata compresa tra i sei e i 12 mesi. L’unico ricorso accolto dagli Ermellini della sesta sezione è stato quello proposto dall’avvocato Roberto Saccomanno, difensore del finanziere Rosario Brilla, che potrà dunque rimanere regolarmente in servizio. Con il pronunciamento della Cassazione cala dunque il sipario, almeno sotto il profilo delle esigenze cautelari, su una vicenda torbida e complessa, della cui esistenza il nostro giornale aveva fornito un’ampia ricostruzione ad agosto scorso. L’inchiesta della Procura di Napoli aveva fatto luce su una lunga serie di “elargizioni” grazie alle quali l’imprenditore Luigi Scavone, tra il 2015 e il 2019, avrebbe assoldato oltre dieci pubblici ufficiali, quasi tutti militari della guardia di finanza in servizio a Napoli, i quali, di contro, si sarebbero “messi a disposizione” garantendogli la mancanza di controlli fiscali e valutari, oltre a informazioni di natura investigativa. Sulla scorta di una sfilza di intercettazioni e chat finite sotto sequestro, ma anche grazie alle dichiarazioni accusatorie rese proprio dal manager Scavone, la Procura aveva così chiesto l’arresto di nove finanzieri e di un poliziotto e l’emissione di due divieti di dimora a carico di altrettanti uomini delle fiamme gialle. In prima battuta il gip aveva respinto l’istanza, ma la Procura non ha mollato la presa e, appellatasi al tribunale del Riesame, è riuscita a ottenere un parziale accoglimento delle richieste. La palla è poi passata alla Cassazione, che ieri sera si è pronunciata sul caso rigettando i ricorsi avanzati dagli avvocati Alfonso Furgiuele, Danilo Laurino, Antonio Di Marco, Antonio Barbieri, Massimo D’Errico, Giuseppe Laudante, Giuseppe Pellegrino e Vincenzo Maiello. Agli atti dell’inchiesta c’erano anche le scottanti dichiarazioni accusatorie rese da Francesco Barbarino, fedelissimo di Scavone e anch’egli manager di Alma, il quale il 28 ottobre del 2020 aveva rivelato: «Ho preso in diverse occasioni l’aereo da Capodichino in compagnia di Scavone. In tali occasioni venivamo trattati come se fossimo polizia giudiziaria, infatti due finanzieri venivano sempre a scortare Scavone». E ancora: «Non era lui amico dei finanzieri, ma erano i finanzieri amici suoi». Insomma, una vera star.

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