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13 Ottobre 2022 - 09:17
Potrebbe essere lo stramonio e non la mandragora l’erba colpevole dell’intossicazione di dieci persone che avevano consumato spinaci contaminati. È quanto emerso nel corso della riunione convocata dalla commissione Agricoltura del consiglio regionale, presieduta da Francesco Emilio Borrelli. In un campione di avanzi del pasto di una donna che aveva subito l’avvelenamento, analizzato dal Laboratorio nazionale di riferimento per le tossine vegetali negli alimenti di Bologna, sono emerse tracce di atropina e scopolamina, con elevata probabilità derivanti stramonio.
A rendere possibile questa ipotesi il fatto che la mandragora non cresce spontaneamente e presenta in questo periodo un fiore giallo che sarebbe stato riconoscibile. Non è detto che nella partita fossero presenti intere foglie, ma potrebbero essere presenti solo parti, quindi più difficile da vedere. La raccolta non sempre viene fatta da persone esperte, ci possono essere braccianti che non hanno un elevato livello di conoscenza o metodi di raccolta automatizzati: in entrambi i casi lo stramonio, che può sia avere dimensioni di 60 centimetri, e quindi più facilmente distinguibile, ma anche di 20 rendendolo molto simile allo spinacio e quindi in grado di contaminare il raccolto senza essere facilmente riconoscibile.
«Dalle analisi compiute è emerso che sicuramente l’avvelenamento è stato di origine vegetale – spiga il direttore dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone –. Si è trattato di una partita di spinaci contaminati provenienti da Avezzano, probabilmente da una coltura a campo aperto. Di fronte a questo allarme, la filiera istituzionale ha immediatamente provveduto a isolare la partita incriminata, ricostruire la sua catena distributiva e prevenire ulteriori casi. Ovviamente quanto avvenuto non compromette, per il futuro, la sicurezza del prodotto alimentare».
E Borrelli aggiunge: «Non c’è alcun problema di filiera, né tantomeno alcuna responsabilità del Centro agro alimentare. È ingiustificata qualunque psicosi perché i prodotti vegetali campani sono sicuri, sarà nostra cura interagire con altre regioni per evitare in futuro casi simili». Intanto, un lotto di spinaci “Il Gigante” da 500 grammi, prodotto dall’azienda Spinerb di Colleoni Andrea e C snc, operante a Gorlago, nel Bergamasco, è stato richiamato per sospetta contaminazione da mandragora. Nel documento relativo al provvedimento di ritiro delle confezioni e pubblicato sul sito del ministero della Salute, si avverte a scopo precauzionale, se fosse stato congelato, di evitare il consumo del prodotto e riportarlo in negozio.
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