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Reddito di cittadinanza, i due estorsori pagati dallo Stato

Reddito di cittadinanza, i due estorsori pagati dallo Stato

Emissari del clan dello Chalet Bakù di Scampia tra i percettori della misura assistenziale. Leopoldo Marino e Carmine Pandolfi cacciarono di casa un ex attore di “Gomorra”

NAPOLI. Tra i furbetti del reddito ci sono due emissari di camorra arrestati lo scorso 22 settembre per estorsione aggravata: Leopoldo Marino e Carmine Pandolfi, vicini secondo gli investigatori ai Raia-Notturno dello Chalet Bakù. Pur ricevendo presumibilmente la “mesata” dal clan di Scampia avevano fatto richiesta e ottenuto i soldi dello Stato: formalmente figurano come disoccupati ed era scattato il beneficio. Ma l’irregolarità è emersa nel corso dell’inchiesta e già a settembre scorso, contemporaneamente all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, l’Inps ha fatto partire la revoca.

L’EPISODIO ESTORSIVO CONSUMATOSI A SCAMPIA. I due indagati, percettori del reddito da pochi mesi, costrinsero Salvatore Abbruzzese, attore di Gomorra nella parte del 13enne Totò, e la madre a lasciare l’alloggio popolare regolarmente occupato. Nelle case dei Puffi a Scampia a luglio 2021 il gruppo dello Chalet Bakù, Raia-Notturno, subentrò nel controllo alla Vanella Grassi e così gli emissari pensarono di sfrattarli con la forza . Ci riuscirono con la violenza ma la denuncia delle vittime ha dato il via a un’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Dda, che ha portato all’arresto degli autori dell’estorsione aggravata dal metodo mafioso: Leopoldo Marino, 39 anni, e il 25enne Carmine Pandolfi detto “Braciola”, i quali devono rispondere anche di lesioni per aver picchiato il giovane. Come pretesto gli indagati (da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva) utilizzarono un vecchio debito di 60 euro per un debito di droga, arrivato a loro dire a 2500. «Dacci i soldi entro domani oppure le chiavi dell’appartamento. Altrimenti ti atterriamo».

LE MINACCE. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, la vicenda è durata tre giorni, tra il 10 e il 12 luglio. I due uomini si presentarono sempre insieme all’abitazione del 27enne, allora sottoposto agli arresti domiciliari a Scampia, minacciandolo con il pretesto di ottenere la restituzione di un presunto debito contratto tempo prima. Ma gli investigatori ritengono che l’unico obiettivo fosse di costringere lui e la madre convivente a lasciare l’abitazione, dove le vittime risiedevano quali legittimi assegnatari, affinché il clan potesse utilizzarlo come base di spaccio. Proprio in quel periodo c’era stato il passaggio tra la Vinella e i Raia-Notturno nella gestione del lotto P.

LE VITTIME DENUNCIARONO LE VESSAZIONI. Una volta fuori casa, il 27enne e la madre trascorsero la prima notte su un ballatoio, ancora sotto choc per l’accaduto. Poi la donna si trasferì all’Arenaccia dal compagno mentre il figlio partì per la provincia di Como ospite del padre, non prima di aver sporto entrambi denuncia ai carabinieri. Emblematica l’ultima frase gridata a Salvatore Abbruzzese da uno dei presunti estorsori: «Non farti più vedere a Scampia». Il provvedimento è stato notificato in carcere a Leopoldo Marino, già detenuto a Poggioreale per altra causa, mentre Carmine Pandolfi è stato tratto in arresto a casa e condotto al carcere di Secondigliano.

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