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17 Ottobre 2022 - 08:57
La Dia: «A decidere l’uccisione del 19enne il clan Marino delle Case Celesti». L’esecuzione maturata nell’ambito di un contrasto con i Di Lauro per alcuni traffici di droga
NAPOLI. Luigi Giuseppe Fiorillo sarebbe stato ammazzato per decisione del clan Marino delle Case Celesti nell’ambito di un contrasto con i Di Lauro per i traffici di droga. Ecco gli ultimi, clamorosi sviluppi nelle indagini sull’omicidio, messi nero su bianco dalla Dia nell’ultima relazione semestrale inviata al Parlamento.
IL MOVENTE NEI TRAFFICI DI DROGA. Il 19enne frequentava personaggi vicini alla cosca, ma non era organico ai ras di cupa dell’Arco. Quindi, secondo gli investigatori più esperti, il movente starebbe nei piccoli affari inerenti le sostanze stupefacenti e non in una guerra di “sistema”. Era il 10 ottobre 2021.
LE DINAMICHE TRA I CLAN INQUADRATE DALLA DIA. Sugli equilibri a Secondigliano e la pista più seguita per l’omicidio di Luigi Giuseppe Fiorillo la Dia scrive in maniera molto netta: «Tra il rione popolare “Terzo Mondo” e la zona denominata “in mezzo all’Arco” ha la propria roccaforte il clan Di Lauro, potente organizzazione criminale legata al cartello dell’Alleanza di Secondigliano da consolidati rapporti di reciproca solidarietà. Il sodalizio (i Di Lauro, ndr), defilato sul piano militare rispetto al passato, è molto attivo nel riciclaggio anche all’estero degli ingenti capitali illeciti accumulati negli anni, nonché nei più tradizionali traffici illegali quali usura, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti. Attività che servono a garantire al sodalizio una sopravvivenza territoriale anche simbolica poiché in qualche caso messa in discussione dalle mire espansionistiche di clan limitrofi quali i Marino delle Case Celesti. In tali dinamiche andrebbe inquadrato l’omicidio di un soggetto considerato vicino ai Di Lauro avvenuto il 10 ottobre 2021 in via dell’Arco, territorio in pieno controllo del clan».
L’OMICIDIO UN ANNO FA. Erano passati pochi minuti dalla mezzanotte quando in via dell’Arco giunse una motocicletta, presumibilmente con 2 uomini in sella, e si scatenò l’inferno. I killer agirono a colpo sicuro: sapevano quando e dove trovarlo oppure c’era stato uno “specchiettista” a confermare la sua presenza.
MASSACRATO CON DIECI COLPI DI PISTOLA. Così Luigi Giuseppe Fiorillo, 19 anni compiuti nell’aprile precedente, non ebbe scampo. Centrato da 10 colpi di pistola, morì nel giro di una manciata di secondi. Per gli investigatori fin dal primo momento non ci furono dubbi che lo scenario fosse quello dei traffici di droga a Secondigliano.
L’AZIONE AVVENNE NELLA ROCCAFORTE DEI DI LAURO. Gli assassini entrarono in azione davanti al civico 20 di via dell’Arco, zona del quartiere da tempo immemore identificata come la roccaforte del potente clan Di Lauro. Il 19enne in quel momento si trovava in compagnia di conoscenti, una decina di persone. Non ebbe il tempo di rendersi conto di cosa stesse per accadere che in un battito di ciglia si ritrovò nel mirino del gruppo di fuoco. Contro di lui partirono spari a raffica che lo centrarono al torace e in altri punti del corpo, uccidendolo subito. In pochi istanti sulla strada scattò il coprifuoco. All’arrivo della polizia, infatti, nessun testimone era presente sulla scena del delitto. Dopo i rilievi tecnici di routine, gli investigatori della Squadra mobile non hanno mai perso tempo e si sono subito messi al lavoro scandagliando i recenti trascorsi della vittima. L’analisi del cellulare però non permise di scoprire eventuali appuntamenti trappola e quindi non c’è mai stato riscontro all’ipotesi inizialmente presa in considerazione. Anche l’ assenza di testimoni e telecamere hanno fatto partire le indagini in salita, ancora più ripida se si pensa allo storico muro di omertà che in quella zona è sempre alzato nei confronti delle forze dell’ordine. Luigi Giuseppe Fiorillo, nonostante la giovanissima età, era già un volto noto alle forze dell’ordine per un precedente per droga e i controlli in compagnia di trafficanti di Secondigliano.
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