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Il garante-narcos subito trasferito in Calabria

Il garante-narcos subito trasferito in Calabria

NAPOLI. La permanenza di Pietro Ioia, ex garante dei detenuti per il Comune di Napoli, a Poggioreale è durata meno di due giorni. Il 63enne arrestato martedì mattina con l’accusa di aver introdotto nella casa circondariale di Napoli stupefacenti e telefonini è stato infatti trasferito ieri mattina in un istituto di pena in Calabria.

Una decisione inevitabile, dettata soprattutto da ragioni di sicurezza e opportunità. Al narcotrafficante di Forcella non resta adesso altro da fare che attendere il ricorso al tribunale del Riesame, nella speranza che in quella sede il quadro accusatorio spiccato a suo carico subisca un primo ridimensionamento. Dall’inchiesta è emerso che il carcere di Poggioreale era “l’albergo” e il garante per i detenuti Pietro Ioia veniva chiamato “l’avvocato”.

Ma parole e frasi in codice non sono servite, e nemmeno potevano vista l’esperienza degli investigatori, per evitare le manette al gruppo capeggiato da Massimiliano Murolo e dalla compagna Sonia Guillari. Loro acquistavano i cellulari da far arrivare ai parenti ristretti attraverso il 63enne quasi insospettabile, al quale in una telefonata intercettata in ambientale tramite “trojan” è scappata una frase importante per l’inchiesta: «Per me sempre 600 euro».

Per i carabinieri di Castello di Cisterna, coordinati dalla procura, il riferimento era al suo compenso. Lui poteva infatti entrare nell’istituto penitenziario per monitorare, come compito istituzionale, le condizioni dei carcerati. Ma secondo l’accusa, e ferma restando la presunzione d’innocenza di tutti gli indagati fino all’eventuale condanna definitiva, ne approfittava per compiere gravi illeciti. Gli inquirenti hanno chiarito l’organigramma e le modalità con cui gli otto indagati in stato d’arresto agivano. Una volta acquistati i cellulari e sostanza stupefacente, la merce era consegnata durante i colloqui a Nicola Donzelli e Vincenzo Castello detto “Mamozio”.

A quel punto Ioia usciva di scena mentre cominciava nel carcere il traffico della droga, attribuibile secondo gli investigatori a Donzelli e ad Antonio De Maria. Il garante non vi partecipava, anche se i carabinieri sospettano che ne fosse a conoscenza. Intanto Ioia, difeso dall’avvocato Raffaele Minieri, in sede di interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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