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Clan Mazzarella, scarcerato Giovanni Ascione

Clan Mazzarella, scarcerato Giovanni Ascione

Accusato di estorsione l’uomo si è beccato solo una condanna mite per frode informatica

NAPOLI. Una battaglia giudiziaria che alla fine ha visto la difesa  prevalere e Giovanni Ascione, napoletano di Portici ritenuto vicino ad ambienti malavitosi dei Mazzarella, da ieri è un uomo libero. Grazie alla strategia  difensiva  dell’avvocato  Paolo Gallina, ha incassato una condanna mite soltanto per frode informatica a fronte di pesanti accuse tra cui l’estorsione aggravata  dal  metodo  mafioso,  compiuta secondo l’accusa a Nocera Inferiore.

Per Ascione il pm aveva chiesto 9 anni di carcere. L’inchiesta della Dda di Salerno, sulla base di indagini svolte dai carabinieri, verteva sull’ ipotesi di riciclaggio di danaro sporco e si era condensata in un blitz a ottobre scorso con 10 anni. Coinvolta nella vicenda anche una commerciante, titolare di un negozio, e il gestore di un bar: la prima minacciata, il secondo vittima  di  un  attentato  con  una  bomba artigianale. Uno  dei  perni  dell’indagine,  smontata   dal   penalista,  era  rappresentata da alcuni colloqui intercettati tra   Giovanni   Ascione, a casa agli arresti domiciliari,  e  il  detenuto Simone  Cozzolino,  considerato anch’egli legato ai Mazzarella.

Al centro della vicenda  di  riciclaggio  di  denaro   sporco   c’era  il  clan  Cuomo di Nocera Inferiore, ma questa volta insieme     ai     Mazzarella  di  Napoli. L’operazione, nella ricostruzione dell’accusa, sarebbe avvenuta tramite  un  negozio  di  abbigliamento di Cava de’ Tirreni insieme a una circostanza precisa: il controllo territoriale che la famiglia nocerina non vuole perdere. Così, nel primo caso sono scattate le minacce ad una commerciante, mentre nel secondo è stata fatta esplodere una bomba in un bar del service in via Matteotti, a Nocera Inferiore, a 200 metri dal Comune. Il 21 ottobre 2021 è scattato un blitz in grande stile.

I carabinieri del Reparto territoriale di Nocera Inferiore, con il coordinamento della procura antimafia di Salerno, portarono in carcere 10 persone coinvolte in due inchieste che avevano come punto di unione proprio il gruppo dei Cuomo. In cella per l’attività legata al riciclaggio finirono il 47enne Leontino Cioffi, la 53enne Anna Rita Iuliano, il 30enne Emanuele Perrella di Nocera Inferiore; il 45enne Domenico Alfano di Castel San Giorgio; il 35enne Giovanni Ascione di Napoli (anche se domiciliato a Portici); il 38enne Simone Iacomino di San Giorgio a Cremano e il 33enne Roberto Ruggiero di Parete in provincia di Caserta. Per l’estorsione ai titolari del “Teca Bar” di Nocera, andarono il 41enne Michele Cuomo (già detenuto) e il 29enne Francesco Gambardella di Nocera Inferiore; oltre al 35enne Domenico Rese di Cava de’ Tirreni.

Le accuse vanno dall’estorsione al danneggiamento, dalla detenzione e porto abusivi di materiale esplodente al riciclaggio, alla violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e lesioni personali, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Ieri sono cadute quasi tutte per Giovanni Ascione, condannato a 2 anni. Mentre Leontino Cioffi e Domenico Alfano hanno incassato rispettivamente a 4 anni e 8 mesi e a 3 anni e 3 mesi di reclusione.

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