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26 Ottobre 2022 - 16:24
NAPOLI. «Per la pace in Ucraina la Chiesa non dovrebbe limitarsi a chiedere una tregua, ma lavorare a ricostruire il rapporto tra le Comunità slave, prima che tra gli Stati, sulla linea di quanto fece Giovanni Paolo II». E, quanto all’Italia, «dalle elezioni è venuto un segnale interessante, con la presenza in importanti incarichi politici di cattolici identitari». È il giudizio del teologo Don Nicola Bux (nella foto), stretto collaboratore di Papa Benedetto XVI e studioso di scienze ecclesiastiche orientali.
Il 5 novembre in Italia si manifesterà per fermare l’escalation, quanto la Chiesa cattolica può fare per favorire il processo di pace?
«Purtroppo i rapporti interecclesiali tra la Chiesa cattolica e la più grande Chiesa Ortodossa, quella russa, sono al livello più basso. E, sul piano ecumenico, al di là di iniziative di facciata, non c’è niente. In Russia e in Ucraina, le chiese ortodosse esistenti sono tutte nazionaliste, mentre i circa 5 milioni di greco-cattolici si barcamenano tra le due posizioni degli Stati in guerra. Ma la Chiesa dovrebbe richiamare l’importanza di un rapporto tra le Comunità prima che con gli Stati. È così che si disinnescano i conflitti. Giovanni Paolo II, con la proclamazione dei Santi Cirillo e Metodio patroni d’Europa, nel 1980, operò per includere il mondo slavo nell’Occidente. Poi, però, l’Europa di Bruxelles ha dimenticato tutto, a partire dalle sue radici cristiane».
Nel nuovo Parlamento e nel nuovo governo Meloni c’è qualche cattolico praticante. Riusciranno ad incidere sulla difesa dei diritti non negoziabili?
«Direi che dalle elezioni è venuto un segnale interessante ed ora ci sono dei cattolici che definirei identitari. Qualcuno dice “troppo cattolici”, ma mi chiedo che cosa significa, piuttosto che dei cattolici che si qualificavano come “adulti” oppure “democratici”. I cattolici che entrano in politica, però, possono incidere solo se sono in grado di tradurre nel concreto le loro categorie culturali. In questo sono sulla linea del Cardinale Ruini: è inutile entrare in politica se non si è in grado di elaborare un giudizio culturale sulla politica in tutti i suoi aspetti».
Dai vescovi tedeschi si ricevono forti segnali di allontanamento dalla dottrina cattolica tradizionale, c’è da temere per uno scisma?
«Purtroppo sì. L’incendio dalla Germania si è propagato alle Fiandre e anche la Francia non si sottrae, come alcuni sacerdoti dell’Italia del Nord. Purtroppo, quando avvengono queste divisioni, poi non ci si riunisce più. Com’è successo con Lutero».
Don Bux, lei è a Napoli per presentare oggi, a San Paolo Maggiore, il suo libro “La riforma di Benedetto XVI”, sulla liturgia pre-conciliare in latino. Ma Papa Francesco ha ridotto notevolmente le possibilità per i fedeli di parteciparvi...
«È una grossa contraddizione. Una Chiesa che proclama il dialogo con i più lontani è incapace di dialogare al proprio interno. Eppure, tra due giorni a Roma, al Pellegrinaggio Summorum Pontificum parteciperanno fedeli di 95 Paesi ed i Vespri saranno celebrati dal Cardinale Matteo Zuppi, presidente delle Cei».
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