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Caro energia, allarme pizzerie a Napoli: «Così non reggiamo»

Caro energia, allarme pizzerie a Napoli: «Così non reggiamo»

NAPOLI. Aumentare i prezzi per non chiudere, visti gli aumenti dei costi di produzione e dell’energia. Con il rischio, però, di perdere i clienti che non sempre possono permettersi una serata fuori. Le pizzerie del centro storico di Napoli, nonostante una parziale ripresa dovuta all’allentamento delle restrizioni Covid e al ritorno dei turisti, fanno sempre più fatica ad andare avanti. E a dimostrarlo sono proprio i rincari delle pietanze che compongono i menù.

L’AUMENTO DELLE MATERIE PRIME. Carmine Botta, titolare della pizzeria “’O Munaciello” di piazza del Gesù, spiega in modo emblematico la catena di eventi: «Abbiamo dovuto aumentare i prezzi dei nostri prodotti, anche se non di tanto - ammette -. L’abbiamo fatto a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, altrimenti l’avremmo evitato». Di che aumenti parliamo? «Le materie prime sono aumentate anche del 30-40% - risponde Botta - il fior di latte da 5,20 euro al chilo lo stiamo pagando 6 euro. Anche le vongole sono aumentate, il pesce, la carne, la verdura, i pomodorini del Vesuvio, cioè i datterini gialli che molti visitatori vogliono, ora costano 4,88 euro al chilo più Iva mentre fino all’anno scorso non si superavano i 2,50 euro».

«DA NOI PREZZI ANCORA COMPETITIVI». Il titolare della pizzeria “’O Munaciello spiega quanto costa mangiare nel suo locale di piazza del Gesù: «Sui prezzi siamo ancora competitivi. Una pizza margherita con una bibita a scelta ora da noi si pagano 11 euro dai 9 euro in era pre Covid, 10 euro nel 2021. Noi lavoriamo con la massa di turisti, visto dove ci troviamo, ma la gente di per sé non è intenzionata a uscire per mangiare fuori». Ma la crisi ha morso e morde e Carmine Botta fa un ultimo, amaro passaggio. «Nel periodo più duro del Covid mi sono fatto un Natale con 15 euro in tasca».

«SOSTENERE I COSTI È UN’IMPRESA». Simile il ragionamento di Gennaro Alvigi, titolare della pizzeria “Il Miracolo” di Forcella: «Prima del Covid una margherita al tavolo costava nel nostro locale 4,50 euro; dopo lo scoppio della pandemia e tutto quello che ne è conseguito, la stiamo vendendo a 6 euro. Questo a causa dei rincari di mozzarella, fior di latte, pomodori, provola di Agerola - una prima scelta per dare qualità - e della mozzarella di bufala». Sostenere costi e spese è un’impresa titanica ormai. Alvigi aggiunge: «Sto pensando di mettere menù nuovi passando a vendere la margherita a 6,50/7 euro».

AUMENTA ANCHE LA LEGNA. Alvigi aggiunge che «anche il legname è aumentato e allo stesso prezzo di prima i fornitori mi danno un quantitativo minore». La verità, aggiunge amaro, è che «in Italia fare impresa è difficilissimo. Il rischio è quello di chiudere».

LO STATO PRENDE IL 60%. «Io - prosegue il titolare della pizzeria “Il Miracolo” - ho la fortuna di aver acquistato le mura del locale e ho portato dal 2018, quando abbiamo aperto, un po’ di luce a Forcella visto che qui era un dormitorio. Ma il mio socio, cioè lo Stato, già preleva il 60% in tasse e ora sono aumentati luce e gas». Alvigi non vuole stare con le mani in mano. «È ora di unirci come categoria e far capire che così non va bene, facendo una serrata con protagonisti gli esercenti del territorio».

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