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L’ex boss della 167 a valanga: svelato l’asse coi nuovi Moccia

L’ex boss della 167 a valanga: svelato l’asse coi nuovi Moccia

NAPOLI. Un patto trasversale, sottoscritto da tre clan camorristici, tra cui i Ciccarelli del Parco Verde di Caivano, finalizzato a invadere di droga tutti i principali comuni a nord di Napoli e a mettere alla porta i “sergenti” del clan Moccia. Pasquale Cristiano, boss della 167 di Arzano da pochi mesi passato tra le fila dei collaboratori di giustizia, è un fiume un piena e nel suo ultimo atto di accusa ricostruisce le più recenti alleanze tra le cosche dell’hinterland settentrionale e alcuni gravi fatti di sangue: il tutto tirando in ballo uno dei pezzi da novanta della mala afragolese, il ras Francesco Pezzella “pane e rano”.

Lo scottante verbale è stato redatto lo scorso 3 ottobre e da pochissimi giorni è stato depositato dalla Dda agli atti dell’ultima inchiesta che ha colpito la mala di Afragola, sponda rione Salicelle: «Quando sono stato scarcerato il 7 aprile 2020 ho avuto un incontro con Giuseppe Sasso e Maria Bizzarro, in quanto Sasso mi ha chiesto un aiuto per rifornirlo di stupefacenti», ha spiegato l’ex ras Cristiano raccontando dei propri rapporti con l’emergente capozona delle Salicelle. Il super pentito ha poi così proseguito: «Già conoscevo Giuseppe Sasso dal 2014 in quanto all’epoca avevo fatto dei summit con i Barbato e Sasso già era un loro affiliato. Inoltre con Sasso siamo stati detenuti insieme a Secondigliano». E ancora: «Giuseppe Capparelli mi disse che Sasso era uno della loro famiglia e appena usciti dal carcere avrei dovuto dargli una mano. Gli dissi che lo avrei fatto».

A questo punto l’ex referente del clan Amato-Pagano entra nel merito dell’affare: «Quando sono stato scarcerato, Sasso volle incontrarmi e mi chiese di dargli una mano sulla droga. Salvatore Scapaticcio fece da garante per lui per il pagamento delle forniture. Omissis. Abbiamo quindi fatto l’accordo e per un periodo di tempo ho rifornito Sasso di cocaina». E ancora: «Io sono stato uno dei primi a rifornire Sasso, che non veniva considerato affidabile nei pagamenti. Grazie a me è riuscito a far decollare il suo gruppo criminale. La prima volta gli ho consegnato mezzo chilo di cocaina a 17.500 euro. Abbiamo fatto più incontri con Sasso. Veniva sempre accompagnato da quattro-cinque persone del suo gruppo; tra questi ricordo “’o mamozio”, “’o folletto”, “’a lupara” di Casoria, il fratello della “lupara”. È venuto anche con Vittorio Parziale, che conoscevo perché nel 2014 avevo avuto rapporti con il padre Nicola Luongo. Abbiamo fatto riunioni quando erano un gruppo unico Luongo-Barbato. Poi per questioni di soldi sugli omicidi c’è stata una spaccatura».

A questo punto il racconto di Pasquale Cristiano arriva a un punto chiave: «Parlo degli omicidi di Enzolino di Crispano, Aniello e Ciro “pallino”. Per questi omicidi Francesco Pezzella ha fatto un accordo e promesso 50mila euro». Secondo “Pic Stic”, le due vittime, dopo l’arresto di Domenico Ciccarelli “’a caciotta”, volevano prendersi Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito e Caivano: «Enzolino mi disse “noi non vogliamo sapere niente di pane e rano e ci vogliamo riprendere i paesi che prima erano del clan Moccia. Tu che vuoi fare?”». Una scalata finita in un bagno di sangue.

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